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Locali chiusi o in vendita: la crisi dei negozi di via Garibaldi

Da Simone Nale

Aprile 09, 2021

Locali chiusi o in vendita: la crisi dei negozi di via Garibaldi

A distanza di più di un anno dall’inizio della Pandemia, appare ancora surreale l’atmosfera che si percepisce percorrendo via Garibaldi.

Con la zona rossa decretata a tutta la Regione dai primi di marzo, il mondo dei piccoli imprenditori torinesi si trova per l’ennesima volta ad affrontare una situazione che nessuno avrebbe mai sperato di rincontrare.

Saracinesche abbassate, vetrine oscurate e negozi chiusi non sono solo le normative legate al lockdown, ma in molti casi interessano diversi locali sfitti in attesa di essere venduti.

Questo è il contesto in cui si trova gran parte degli imprenditori di via Garibaldi, fermi ormai da un mese e mezzo e abbandonati a sé stessi nonostante gli insufficienti aiuti economici del governo.

Solo nella via del centro storico che collega piazza Castello con piazza Statuto infatti si contano più 30 negozi con affissa la scritta “vendesi” o “affittasi“.

Esercizi commerciali che non sono riusciti a reggere la chiusura forzata e che nonostante i mesi di resilienza hanno dovuto chiudere la propria attività.

Un contesto drammatico per il quale però è ancora difficile stimare i dati ufficiali.

Le analisi sulle perdite verranno portate avanti una volta riaperti tutti i negozi, che solo in via Garibaldi se ne possono contare più di 180.

Sebbene siano comunque pochissime le attività commerciali tuttora aperte.

Una situazione che si presenta in altre zone del centro città

Lo stesso scenario infatti si può vedere anche in via Po: serrande abbassate e locali chiusi per un’area che ha sempre visto un grande flusso di persone, ma che con la zona rossa e i ristori insignificanti si trova in chiara difficoltà.

Al momento sono molti i negozianti che devono ordinare la merce in vista della riapertura, ma adesso rischiano di fare la stessa fine dell’anno scorso, con notevoli quantità di materiale invenduto a causa delle chisure.

Condizioni nelle quali si trovano principalmente le attività a conduzione familiare che devono comunque competere con negozi di grandi catene internazionali alle quali è garantita l’apertura, specialmente in via Garibaldi.

Pertanto i rischi di una chiusura definitiva sono decisamente maggiori, soprattutto se si guarda alle perdite del fatturato, che nell’anno della Pandemia ammontano al 30% su tutto il tessuto imprenditoriale torinese

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Simone Nale

Laureato in Scienze Umanistiche della Comunicazione all'Università di Torino. Appassionato di storia della televisione e nuovi media