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Amedeo I: un Savoia sul trono di Spagna

Da Simone Nale

Aprile 02, 2021

Ritrattto Amedeo I di Savoia

La storia del primo Re di Casa Savoia che governò fuori dai confini piemontesi e della penisola italica

Quando Umberto I Biancamano diede vita nell’Ottavo secolo al primo embrione di Casa Savoia, probabilmente non avrebbe mai immaginato che i suoi futuri eredi a distanza di un millennio avrebbero unificato un’intera nazione e tantomeno che sarebbero saliti sul trono di uno Stato straniero.

Ma a quanto pare il futuro riserbò qualcosa di particolare per la Casata più longeva d’Europa.

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Pochi anni dopo l’incoronazione di Vittorio Emanuele II a Re d’Italia, suo figlio Amedeo, ottenne la corona di uno degli Stati più prestigiosi d’Europa.

Il Duca d’Aosta infatti si trovò inaspettatamente a regnare sul trono di Spagna.

Una monarchia straniera in lento declino ma che nei suoi tempi d’oro aveva già messo le mani nelle faccende di Casa Savoia.

L’Impero spagnolo aveva avuto un primo assaggio di liberalismo nel 1812 e con la “Gloriosa rivoluzione”, che portò poi alla Costituzione di Cadice, documento al quale si ispirò Carlo Alberto per la prima costituzione del Regno di Sardegna.

Ma con la progressiva perdita dei territori sud americani e le varie guerre e rivoluzioni che tormentarono la nazione e la penisola iberica per tutto l’Ottocento. La Spagna del 1870 era ormai indirizzata verso un lento e inesorabile declino dal quale non si riprese mai più.

Amedeo I di Spagna una volta salito al trono, anche grazie alla scaltrezza della corte sabauda, tentò di introdurre un modello di monarchia parlamentare, simile a quello italiano, ma senza successo.

L’incapacità del sovrano sabaudo nel comprendere tanto la cultura quanto la politica spagnola, lo costrinse presto alla rinuncia di un trono che da lì a poco avrebbe lasciato posto alla Prima Repubblica.

Vittorio Emanuele II con i propri figli
Amedeo I un Savoia sul trono di Spagna

Amedeo Ferdinando Maria di Savoia nacque a Torino il 30 maggio 1845

Secondogenito di Vittorio Emanuele II, allora principe ereditario del Regno di Sardegna, e di Maria Adelaide d’Asburgo-Lorena, ricevette alla nascita il primo titolo di Duca d’Aosta, diventando il capostipite dell’omonimo ramo cadetto.

Amedeo visse gran parte della sua infanzia all’ombra del fratello Umberto con il quale però condivise la tradizionale educazione militare sabauda, senza d’altronde rinunciare a diversi viaggi in giro per l’Europa.

Il rapporto fra i due fratelli fu sempre eccellente, a tal punto che insieme parteciparono fianco a fianco alla Terza Guerra d’Indipendenza nel 1866.

Diventato maggior generale all’età di ventun anni, Amedeo combatté a comando della Brigata granatieri di Lombardia nella Battaglia di Custoza, durante la quale venne ferito guadagnandosi poi in seguito la medaglia d’oro al valor militare.

L’adolescenza finì presto anche per il nostro Amedeo, quando nel 1867 sopraggiunsero gli ennesimi doveri di un principe.

Il 30 maggio di quello stesso anno infatti, con le pressioni dei genitori, specialmente del padre, sposò a Torino la tanto amata nobildonna Maria Vittoria dal Pozzo della Cisterna.

Un’unione contrastata in un primo momento, data la bassa levatura della famiglia di lei.

Vittorio Emanuele voleva appunto, per il suo secondogenito, un matrimonio rigorosamente strategico con una principessa straniera, meglio se tedesca, in modo da consolidare i legami inter-statali.

Ma alla fine dei conti, da buon padre, non poté far altro che accontentare le volontà del figlio, garantendogli le nozze che desidereva.

Una scelta passionale quella del Duca d’Aosta alla quale però non diede molto credito negli anni successivi.

Era risaputo infatti che il futuro Amedeo I di Spagna fosse un’inguaribile amatore, proprio come suo padre, che in più occasioni non aveva esitato a tradire la moglie.

Quest’ultima infatti, frustrata dai pettegolezzi, decise di fare appello al Re riportando l’infedeltà del marito e l’imbarazzo che questa le portava.

Diciamo che la risposta del Re Galantuomo (mica tanto) fu forse quella che tutti si sarebbero aspettati all’epoca.

Vittorio Emanuele II le disse che, nonostante la comprensione dei suoi sentimenti, non poteva permettersi di condannare il comportamento del suo sposo, per quanto la sua gelosia non fosse degna di una duchessa di Casa Savoia.

Maria Vittoria dal Pozzo della Cisterna.
Amedeo I un Savoia sul trono di Spagna

La Spagna e il “Sessennio democratico” al tempo di Amedeo I

Una volta conclusosi il Risorgimento italiano, Amedeo non avrebbe mai immaginato che a distanza di poco meno di un decennio sarebbe diventato Re lui stesso, ma non d’Italia, bensì di un altro Regno del continente.

Le circostanze che portarono il principe sabaudo a salire sul trono di Spagna furono tanto contorte all’epoca, così come ci appaiono anche ai giorni nostri.

Dopo il lungo periodo carlista infatti, la Spagna rimaneva ancora uno stato fortemente filo-monarchico, ma nel 1868 la rivoluzione cambiò definitivamente le carte in tavola.

Il Regno di Isabella II in quegli anni si trovò ad affrontare una forte crisi economica, finanziaria ed industriale, peggiorata dall’alto tasso di corruzione nel governo e dalla sconfitta nella Guerra Ispano-sudamericana.

Isabella era una regina decisamente impopolare e presto le congiure non si fecero attendere.

Guidati dal militare Francisco Serrano, le fazioni democratiche, unioniste e progressiste lanciarono la rivoluzione del 1868, passata alla storia come “la Gloriosa“.

Un’insurrezione militare, diretta dai rivoluzionari Juan Topet, Juan Prim y Prats e dallo stesso Serrano, che in un mese riuscì a sconfiggere le truppe isabelline, dimettendo il governo e obbligando la Regina ad abbandonare la Spagna.

Così i militari si riunirono per formare un nuovo governo provvisorio di transizione, composto dall’equlibrio tra i progressisti, i democratici e gli unionisti (tutti filo-monarchici) e i repubblicani.

Il nuovo esecutivo elaborò in seguito la nuova Costituzione nel 1869, con la quale si confermava la monarchia come forma di governo.

Il 1870 però pose fine all’interregno e così si dovette procedere con la ricerca di un nuovo Re di Spagna, al posto della reggenza di un Serrano che cominciava a mettere le radici sulla poltrona.

Le idee erano confuse e dato che nessun voleva di nuovo i Borboni sul trono, si selezionarono diversi candidati, tra i quali però spiccavano Leopoldo di Hoenzollern-Sigmaringen (il ramo della famiglia rimasto fedele al cattolicesimo) e appunto Amedeo di Savoia.

Il principe tedesco contava ovviamente sull’appoggio del cancelliere tedesco, un Otto Von Bismarck che voleva assolutamente accerchiare la Francia di Napoleone III.

L’Imperatore francese si oppose in qualsiasi modo per evitare la proclamazione di un Re prussiano, cercando di trovare un accordo il più presto possibile.

La crisi diplomatica si concluse nel peggiore dei modi

Manipolando volontariamente un dispaccio di risposta all’ambasciatore francese (passato alla storia come “Dispaccio di Ems”), Bismarck fece apparire le parole del Kaiser irriguardose e oltraggianti nei confronti del diplomatico trans-alpino, suscitando l’irritazione del governo di Parigi.

L’umiliazione e le offese ricevute portarono inevitabilmente alla consegna della dichiarazione di guerra a Berlino.

Napoleone III cadde così nella trappola di Bismarck, e con l’inizio del conflitto l’Impero Prussiano ritirò per forza di cose Leopoldo dalla candidatura al trono spagnolo.

Con l’evolversi di questa situazione, rimaneva ormai soltanto il nostro Amedeo con la strada spianata verso la corona iberica.

Una candidatura possibile sin dal 1718, quando Vittorio Amedeo II era riuscito ad ottenere, a fronte della perdita della Sicilia per la Sardegna, il diritto di succedere al trono di Spagna, in caso di estinzione della Casa dei Borbone.

Garanzia che venne mantenuta appunto fino all’Ottocento e che Vittorio Emanuele II non esitò a usare.

L’opinione pubblica spagnola vedeva di buon grado il Risorgimento italiano, così come anche il modello monarchico costituzionale piemontese.

Per questa ragione infatti, alle elezioni del 1870, Amedeo ottenne una vittoria schiacciante, diventando così il nuovo Re di Spagna, con il nome di Amedeo I.

Corona di Spagna
Amedeo I un Savoia sul trono di Spagna

Purtroppo il Regno di Amedeo I di Spagna non mantenne le aspettative

Amedeo di Savoia era un sovrano straniero, totalmente estraneo alla cultura e alla lingua dei suoi sudditi, che appunto lo vedevano come tale.

Durante il suo breve regno cercò di portare avanti il primo tentativo nella storia della Spagna di instaurare una monarchia parlamentare, ma senza successo.

In Spagna i Savoia godevano appunto di un discreto prestigio, ma fin da subito dovettero confrontarsi con le ostilità dei carlisti, nonché sostenitori dei Borbone, che non vedevano di buon occhio la Casata piemontese per l’annessione del Regno delle Due Sicilie.

Da una parte la monarchia di Amedeo I di Spagna basava il suo potere sul supporto di una coalizione di governo monarchico-democratica, che godeva della maggioranza all’interno delle Cortes (il parlamento spagnolo in sostanza), ma dall’altra il suo arrivo contribuì all’inusuale alleanza di tutte le fazioni d’opposizione: repubblicani e carlisti.

Possiamo dire che il nuovo governo cominciò a traballare già da subito.

Tra le prime ragioni del fallimento infatti si cita spesso l’omicidio del Generale Prim a Madrid, lo stesso giorno in cui il neo-re arrivò dall’Italia.

Il politico e militare catalano, oltre ad ad essere il principale sostenitore del monarca sabaudo, era anche il leader del Partito Progressista, la prima forza politica nell’alleanza monarchico-democratico.

Alla sua morte infatti, seguì la scissione della coalizione filo-monarchica destinata a supportare la monarchia amedeista.

La diserzione degli “alleati” che avrebbero dovuto sostenerlo gli resero impossibile governare, spianando di fatto la strada alle forze d’opposizione.

Gruppi politici che Amedeo I di fatto non fu in grado di integrare.

I repubblicani desideravano la proclamazione della Repubblica, ripudiando la monarchia, figuriamoci poi un Re straniero.

Mentre l’obiettivo dei carlisti era chiaro: reinstaurare la Casata dei Borbone sul trono di Spagna.

L’instabilità politica come conseguenza divenne sempre più preoccupante, fino a sfociare nel 1872 in violenti scontri in tutta la penisola.

Amedeo I subì un tentativo di omicidio e nel frattempo i carlisti e i repubblicani misero a ferro e fuoco le regioni più ricche e industrializzate di Spagna, il Paese Basco e la Catalogna.

Presto gli scontri sfociarono in una vera e propria guerra civile, quando il pretendente al trono Carlo VII di Spagna mobilitò un esercito di 45 mila uomini per formare un governo d’insurrezione carlista nella città di Estella, in Navarra.

Tuttavia sia le fazioni repubblicane che le truppe carliste controllavano soltanto le zone rurali, ma non i principali centri urbani.

Madrid, Barcellona, Valencia e Bilbao rimanevano saldamente nelle mani dell’esercito reale, ma in questa situazione era ormai pressoché impossibile governare.

Così l’11 febbraio del 1873, Amedeo I di Spagna firmò l’atto di abdicazione e la stessa sera venne poi proclamata la Prima Repubblica Spagnola, che durò solo due anni.

Il rientro in Italia

Oltraggiato dagli avvenimenti spagnoli, Amedeo I, ora di Savoia, tornò finalmente a Torino dove assunse il titolo di Duca d’Aosta.

Ciò nonostante, una volta rientrato, decise di non ricoprire alcun incarico politico, anche a causa del peggioramento delle condizioni di salute di sua moglie Maria Vittoria (morta poi nel 1876 per tubercolosi).

Negli anni che seguirono decise poi di rimettersi in gioco, lavorando come rappresentante della Corona sotto il regno di suo fratello Umberto, diventato Re d’Italia nel 1878.

Nel 1888 sposò a Torino sua nipote Maria Letizia Bonaparte, figlia di Maria Clotilde.

Ma due anni dopo venne colpito da una tremenda polmonite, che ne causò la morte alla giovane età di quarantacinque anni.

Ora il corpo di Amedeo I di Spagna riposa nella cripta della Basilica di Superga.

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Simone Nale

Laureato in Scienze Umanistiche della Comunicazione all'Università di Torino. Appassionato di storia della televisione e nuovi media