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Lo smart working a Torino sempre più diffuso e permanente: no al ritorno in ufficio

Da Alessandro Maldera

Gennaio 15, 2021

persone con mascherine alla fermata del tram che sta arrivando

Lo smart working a Torino sta prendendo sempre più piede.

Uno degli effetti più conosciuti del Coronavirus sembra essere diventato una consuetudine con e senza l’imposizione del lockdown.

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Il lavoro da casa era stato introdotto con maggior insistenza a inizio 2020 per tutti coloro che potevano rimanere tra le proprie mura per svolgere le funzioni lavorative.

Naturalmente si trattava di una cerchia abbastanza estesa di lavoratori, che potevano effettuare a domicilio i propri compiti.

Tramite l’utilizzo di PC e altri strumenti informatici, tantissimi hanno sperimentato il lavoro da casa come elemento della quotidianità. Una necessità, vista la chiusura forzata di molte aziende, che hanno cercato così di contribuire nel contenimento del contagio.

Limitare gli spostamenti e i contatti tra persone di diversi nuclei familiari ha così permesso di rendere meno fluida la circolazione del virus.

A conferma di quanto questa pratica sia divenuta ormai comune, è stato pubblicato uno studio del Politecnico di Torino.

L’ateneo torinese ha condotto una ricerca, prendendo in esame le situazioni dei dipendenti di aziende di un certo spessore. Sono state analizzate con particolare dovizia dei dettagli i contesti lavorativi di Elettricità Futura, Utilitalia e Terna. Dei modelli per esemplificare il quadro di numerose altre realtà, impegnate in attività di servizi.

Dalle indagini è emerso che lo smart working è passato dalla ridotta quantità di un giorno su cinque fino a quattro giorni su cinque nell’arco di una settimana.

Un aumento vertiginoso, che rende l’idea di come siano cambiate tantissime cose in questi settori. Segno che, se inizialmente si ricorreva a questa prassi solo per specifiche mansioni, spesso individuali, e in occasioni speciali, ora il lavoro a domicilio è mutato in un costume sempre più consolidato.

Donna davanti ad un pc
Lo smart working a Torino sempre più diffuso e permanente: no al ritorno in ufficio

La diffusione dello smart working a Torino: no al ritorno in ufficio

Il simbolo di questa evoluzione è l’assistenza telefonica, che non avviene più in ufficio. Anzi, il dipendente risponde direttamente a casa sua alle richieste del cliente. Senza contare le funzioni bancarie e, in molti casi, anche i servizi pubblici come quelli postali e comunali.

La ricerca ha evidenziato pregi e difetti di questo modello. Da un lato si privilegia l’aspetto sanitario e si riducono i tempi e lo stress degli spostamenti, ai quali si aggiunge anche un risparmio su spese extra come il pasto fuori casa. Dall’altro emergono falle da non sottovalutare.

I lavoratori si isolano e non hanno scambi di pareri e opinioni. Viene meno dunque il miglioramento personale e professionale.

Allo stesso modo si riduce la produttività degli impiegati, che hanno maggiori motivi di distrazione (qualsiasi faccenda casalinga, a cominciare dai presenti, come i figli) e risultano difficili da controllare.

Insomma, nonostante lo smart working stia diventando sempre più permanente e il ritorno in ufficio sia sempre più lontano, questo sistema mostra le sue grinze.

Chissà che, a emergenza sanitaria finita, non si torni alla normalità anche nei processi di lavoro, anche lontano da casa. Sono tantissimi quelli che desiderano tornare a staccarsi dal proprio domicilio per riassaporare la separazione tra casa e lavoro.

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Alessandro Maldera

Giornalista, ha collaborato per molti anni con testate giornalistiche nazional e locali. Dal 2014 è il fondatore di mole24. Inoltre è docente di corsi di comunicazione web & marketing per enti e aziende