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Piazza Galimberti Torino, un simbolo per la città

Da Sharon Zaffino

Novembre 18, 2020

Giardini piazza Galimberti Torino

All’interno del quartiere Lingotto, della Circoscrizione 8 della città, si trova Piazza Galimberti Torino.

Se si osservano le carte della città di Torino, risalenti agli anni ’20 e ’30, si nota che la piazza non esiste.

Doveva infatti essere costruita tra Corso Girgenti e via Tunisi.

All’epoca in questa zona non c’erano molte abitazioni.

Era però presente “La Ciattigliera”.

Quest’ultima non era altro che una cascina con villa, che apparteneva al Conte Avenati, che si collegava mediante una piccola strada, alla cappella del Giairino.

A seguito della costruzione dei Mercati Ortofrutticoli all’Ingrosso, datati 1933, il comune pensò al trasferimento della piazza di borgo Filadelfia.

Piazza Galimberti, gli anni sotto il dominio fascista

Piazza Galberti Torino vista dal satellite
Piazza Galimberti Torino, un simbolo per la città

Venne costruito così, un ampio piazzale davanti al MOI, per permettere l’arrivo e il posizionamento dei carri e dei camioncini che scaricavano frutta e verdura.

Fu scelta questa zona per la sistemazione dei mercati generali, perchè vicina alla confluenza del fiume Po e del Sangone.

Era infatti la zona più fredda della città, e perciò la più adatta alla conservazione delle derrate alimentari.

Inoltre, questa posizione, in prossimità dello scalo ferroviario, permetteva di razionalizzare le esigenze mercatali.

Una volta scaricata dai vagoni e posta sul piano caricatore, la merce giungeva nelle varie zone mercato e ai mercati rionali della città, su di una linea tranviaria.

Da Piazza Balilla a Galimberti

Bombardamento piazza Galimberti Torino
Piazza Galimberti Torino, un simbolo per la città

Essendo in pieno regime Fascista, la piazza non potè chiamarsi in altro modo, se non Piazza Balilla. Ricordiamo infatti che l’ Opera Nazionale Balilla (ONB), si istitì nel 1926.

Aveva il compito di inquadrare, con rigida educazione fascista, i giovani. Gli iscritti tra gli otto e i quattordici anni, prendevano il nome di “balilla”, gli altri, fino ai diciotto anni erano gli “avanguardisti”.

Lo step successivo era l’arruolamento nei fasci giovanili di combattimento.

Anche l’architettura della piazza aveva una marcata nota fascista. La torre, progettata da Umberto Cuzzi, ancora oggi è presente come un capolavoro del razionalismo, corrente architettonica nata negli anni venti del 900, in Italia.

I razionalisti, seguivano i principi del funzionalismo, le cui radici si trovano nella Romanità del De Architectura di Vitruvio e nella corrente del Rinascimento, con le teorie di Leon Battista Alberti.

Un altro spunto risiedeva nell’architettura di impronta Illuminista, soprattutto con le opere di Gottfried Semper.

Terminata la guerra, il 21 maggio 1945, la piazza fu intitolata all’eroe della Resistenza Italiana, Tancredi Duccio Galimberti, nato nel 1906 a Cuneo e morto per mano dei fascisti, il 3 dicembre 1944.

Gli usi successivi della piazza

EX villaggio Olimpico Torino

La piazza, dal termine della guerra in poi, non ha vissuto momenti rosei. Infatti, per un lungo periodo di tempo, rimase un piazzale spoglio, dove i camion diretti al MOI, trovavano parcheggio.

Dal canto suo, il comune, tentò più volte di riqualificare la piazza. Arrivò poi la svolta con l’assegnazione delle Olimpiadi Invernali a Torino.

Per ospitare i giochi, si rivoluzionò tutto l’assetto di Via Giordano Bruno – Via Pio VII.

L’obiettivo era trovare spazio per le palazzine dei 2500 atleti.

Il nuovo complesso abitativo per gli sportivi, venne chiamato il “villaggio olimpico” ed era stato costruito con prefabbricati dai diversi colori.

Fu posizionato inoltre un arco olimpico, in lamiera di color rosso, che spicca verso l’alto.

Sotto all’arco, una passerella pedonale si estendeva per 400 metri e passava sulla ferrovia e su via Zini.

In questo modo si univano piazza Galimberti col complesso polifunzionale Lingotto.

Mentre la Piazza Galimberti accresceva il suo splendore, i mercati ortofrutticoli abbassavano le loro saracinesche.

Così però, al termine dei giochi olimpici del 2006 e terminato il momento di gloria, la piazza si trasformò in un deserto commerciale.

Così, il Comune cercò di ravvivare nuovamente e inutilmente il luogo, trasformandolo in un ampio giardino.

L’incuria e l’abbandono di Piazza Galimberti Torino

Giardini piazza Galimberti Torino

Terminati i giochi, i nuovi complessi abitativi colorati, che erano destinati agli atleti, vennero abbandonati.

Le abitazioni, oggi, si sono trasformate in case popolari, occupate nel tempo da migranti e rifugiati.

Ricordiamo che nel luglio dello scorso anno, il Comune di Torino aveva attuato il progetto “Moi, Migranti, un’ opportunità di inclusione”.

L’obiettivo: affrontare la situazione critica, che col tempo avrebbe potuto diventare esplosiva.

Le abitazioni ex Olimpiche vennero sgomberate e i migranti e i rifugiati furono riposizionati in alloggi e strutture di accoglienza.

Gli altri attori coinvolti nel progetto furono: Regione Piemonte, Prefettura di Torino, Compagnia di San Paolo e Diocesi di Torino.

Nonostante i progetti, il quartiere rimane tutt’ora una spina nel fianco per l’amministrazione cittadina.

Servirebbero risposte pronte e interventi immediati da parte delle autorità, per far tornare il quartiere allo splendore di un tempo.

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Sharon Zaffino

Sharon Zaffino, laureata in Lettere Moderne all' Università degli Studi di Milano e laureanda magistrale in Scienze e Tecniche della Comunicazione all'Unità degli Studi dell'Insubria.