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Il nuovo piano regolatore 2020 prevede una Torino più piccola

Da Alessandro Maldera

Giugno 13, 2020

torino

Il piano regolatore pensato dalla giunta Appendino nel 2020 vede, in futuro, una Torino più piccola e ristretta.

Infatti, rispetto a quello firmato nel 1995 da Vittorio Gregotti e Augusto Cagnardi, il piano attuale è stato pensato per per 1,1 milioni di abitanti.

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Quello del 1995 probabilmente aveva pensato veramente in grande perché prevedeva uno piano per un milione e 200 mila abitanti.

Si parla, dunque, di 100 mila persone in meno rispetto alle previsioni del 1995 ma che comunque, se confrontato con l’attuale numero di residenti, rappresentano circa 230 mila abitanti in più.

La torino futura

Il 1995 vedeva la chiusura della Fiat quindi era normale pensare allo sviluppo economico della città. Quindi il piano regolatore era stato progettato di conseguenza: più persone, più lavoro, più servizi. Ma anche più cemento con nuove abitazioni per ospitare il numero maggiore di persone.

Le cose adesso sono decisamente cambiate e bisogna immaginare Torino con una condizione urbana diversa, innovativa, che metta al centro l’ambiente.

Senza pensare che, dal 1995, gli abitanti di torino, invece di aumentare, sono diminuiti passando da 923.070 a 872.316.

torino dall'alto
Il nuovo piano regolatore prevede una Torino più piccola

Quindi è stato anche piuttosto ovvio mirare a orizzonti meno ambiziosi e quindi ad un decisivo ridimensionamento della capacità insediativa della città.

Lo sviluppo della città si è rallentato e anche in virtù di uni sviluppo sostenibile, il nuovo piano regolatore, porterà il numero delle persone insediabili a 1,098 milioni.

E in linea con una Torino sempre più green l’idea è quella di riqualificare edifici già esistenti piuttosto che cementificare ulteriormente con nuove costruzioni. Rispetto al 1995 i metri quadrati edificabili scenderanno da 39 a 35 milioni. Quindi cinque milioni in meno di metri quadrati strappati al cemento.  

Nel 1995 ci si doveva preoccupare dello sviluppo economico perché non si sapeva come avrebbe reagito Torino dopo la chiusura della Fiat. Si pensava addirittura che la città sarebbe morta ma così non è stato. Torino non è crollata, si è aggiustata ed ha trovato nuove produzioni.

Oggi la prima questione da affrontare è quella dell’ambiente, non quella dello sviluppo economico. È necessario mettere al centro l’ambiente per poi costruirci attorno la città. Da qui seguirà l’innalzamento della qualità della vita e di conseguenza la città diventerà più attrattiva e, quindi, sviluppo economico.

Un piano regolatore incentrato sull’ambiente è fondamentale ma per essere veramente utile non deve rimanere solo teorico. Speriamo che  che trovi un’attuazione concreta.

Aggiornato il 27/02/2024

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Alessandro Maldera

Giornalista, ha collaborato per molti anni con testate giornalistiche nazional e locali. Dal 2014 è il fondatore di mole24. Inoltre è docente di corsi di comunicazione web & marketing per enti e aziende