Torino, sono 10mila le multe staccate dagli agenti per chi non ha rispettato i divieti

In quasi due mesi controlli 100mila cittadini controllati e 10mila multe per chi si trovava in giro senza valido motivo. Esercizi commerciali promossi a pieni voti, solo lo 0,4% è stato sanzionato
A Torino sono state 10.039 le multe fatte finora per violazione delle norme anti-coronavirus. Il conteggio parte dal 12 marzo, data di inizio della chiusura dell’Italia per limitare il contagio.
In quasi 50 giorni di lockdown sono state più di 100mila le persone fermate. A tutti loro è stata chiesta l’autocertificazione e per il 9% dei casi è scattata la sanzione per aver riscontrato anomalie con la motivazione dell’uscita.
I controlli sono stati effettuati anche negli esercizi commerciali aperti. Degli oltre 65mila, solo lo 0,4% (238 negozi) sono stati multati perché non rientravano nelle categorie di attività consentite. Tra questi, il celebre caso dell’apecar della Vergnano che consegnava caffè e cappuccini a domicilio.
Poi c’è chi rimane aperto ben oltre le 20, orario fissato dal dpcm. Casi che continuano a ripetersi soprattutto nel quartiere di Barriera di Milano di Torino.
Durante le feste i torinesi, complici le chiusure di mercati e supermercati e i controlli nei parchi, si sono comportati relativamente bene. Il 25 aprile i cittadini controllati sono stati 2041, di questi 228 hanno ricevuto la multa (l’11%).
Mentre i giorni a seguire la percentuale di persone sanzionate è man mano scesa. Per la giornata di mercoledì 29 aprile, per esempio, era del 6,3%.
La punta più bassa si è toccata tra il 26 e il 27 marzo, quando solo il 2% delle persone è stato multato. In quel periodo, infatti, il governo aveva appena disposto l’aumento della sanzione per la violazione, i furbetti potevano pagare da 400 a 3000 euro.
Il weekend successivo la percentuale si è di nuovo alzata e per tutto aprile non è mai scesa sotto il 6%.
In provincia di Torino una pioggia di multe ha travolto anche un funerale. C’erano 14 persone di troppo durante la cerimonia, un assembramento che è costato 280 euro a testa per tutti coloro che non erano parenti prossimi.