Torino, negozi e ristoranti riaprono per protesta. Da Cirio ancora nessuna mossa

A Torino e in Piemonte il flash mob di negozi e ristoranti che riaprono per cinque minuti in forma di protesta. Gli esercenti: “Vorremmo indicazioni certe”
Lunedì sera un inaspettato flash mob ha riacceso per un attimo Torino: negozi e ristoranti riaprono le saracinesche per cinque minuti in forma di protesta.
Erano migliaia in tutta la città, e anche nel resto del territorio piemontese hanno aderito numerosi all’iniziativa. Da Vanchiglia, al Quadrilatero a San Salvario, luoghi simbolo della movida torinese, gli esercenti hanno voluto accendere i riflettori sulla propria condizione a causa dell’emergenza Coronavirus.
Le attività, dopo quasi due mesi di stop, ora chiedono di riaprire. E l’appello non è rivolto solo al premier Conte ma anche, e soprattutto, al governatore del Piemonte Alberto Cirio che in una dichiarazione ha espresso il suo disaccordo nei confronti del servizio takeaway concesso dal governo. È molto probabile che il Piemonte, data la situazione contagi ancora alta, riparta in ritardo rispetto alle altre regioni e con norme più stringenti.
Da qui la protesta di negozi e ristoranti che invece chiedono a voce alta di riaprire.
Secondo i dati forniti da Ascom e Confesercenti, il settore è a rischio. In questo momento più di 25mila lavoratori si trovano in cassa integrazione e non sono pochi i proprietari che vedono il futuro grigio delle loro attività temendo per la chiusura. Tra questi non solo i ristoranti e i locali, ma anche caffetterie, librerie e negozi di abbigliamento che hanno perso un’intera stagione.
Per non parlare dei costi che comporterebbe la riapertura degli esercizi: tasse, spese di sanificazione, clienti dimezzati.
Se non si trovano soluzioni, il capoluogo piemonte nelle prossime settimane potrebbe ritrovarsi con migliaia di disoccupati. Tra i partecipanti al flash mob c’è chi chiede più certezze e prospettive.
Ma dall’altra parte ancora nessuna risposta.