Urbanistica
Le buche nell’asfalto di Torino? Opere d’arte

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859 Le buche nell’asfalto di Torino: dei disagi con potenziale da opera d’arte
Le buche nell’asfalto a Torino sono uno dei problemi più discussi, eppure se la città prendesse spunto da altre metropoli estere o addirittura nazionali potrebbe trasformarle da disagio a opere d’arte.
Nel 2010 a Londra a fare da apripista ci fu Steve Wheen che con un progetto di guerrilla gardening ridisegnò le buche in giardini fioriti. Solo qualche anno dopo stesso problema stessa soluzione ma questa volta a Chicago.
L’artista statunitense Jim Bachor seguendo il principio dell’abbellimento delle buche decise di addobbare le buche a mosaici.
Simile all’idea di Bachor è stata quella di Irina Belaeva che ha rivisto la quotidianità stradale messinese grazie all’arte. Buche completamente rivestite a mosaico seguono una sorta di mostra permanente lungo le vie della città; un esempio su tutti viale Boccetta.
Il genio però non ha limiti e spostandoci nuovamente, questa volta in Francia, troviamo il caso di Juliana Santacruz. Si parla di Pothole Knitting, “messo una pezza”, questa volta, dopo fiori e mosaici, nelle buche sono finiti strumenti da maglia tra cui ferri e gomitoli.
I progetti a Torino
Con tutte queste esperienze documentate Torino cosa ha intenzione di fare? Certo, il Museo d’Arte Urbana sta lavorando sodo, grazie anche al direttore Edoardo di Mauro, per coordinare il capoluogo verso l’arte di strada, ma questo basta? Forse si potrebbe fare di più. Se poi si pensa che a Messina è bastato solo un permesso per l’applicazione dei mosaici qualcosa non torna.
Alle volte copiare con stile diventa arte, perché non approfittarne dunque? Per momento un progetto simile a Torino non è mai stato presentato, dunque si spera per il futuro in quanto Torino non può e non deve rimanere in dietro.
Di seguito l’interessante testimonianza della Belaeva dopo il lavoro su Messina: “È triste vedere i buchi lungo i marciapiedi. Per questo ho cominciato a raccogliere pezzi di mattonelle colorate dai cassoni delle ditte che eseguono lavori di ristrutturazione così come da scarti di amici e conoscenti. E ho iniziato a riempire i vuoti con il colore”.