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La strage di Torino, 18 dicembre 1922

Da Francesca Palumbo

Dicembre 18, 2019

Più di 100 anni fa, a Torino si consumò la nota strage del 18 dicembre.

Due mesi dopo la  Marcia su Roma, il Fascismo cominciò a prendere prepotentemente piede in Italia.

Qualunque tentativo di resistenza veniva crudelmente represso e proprio nella giornata di oggi a Torino si contarono (come accertate) undici vittime innocenti.

Il fattore scatenante

Le violenze iniziarono il giorno prima, il 17 dicembre, nei confronti di un giovane tramviere (tale Francesco Prato) nella zona di corso Spezia.

Le ragioni che portarono alla sua aggressione da parte di due fascisti si rivelarono essere di natura strettamente personale e non politica, ma durante l’agguato i due fascisti che stavano perpetrando l’aggressione restarono uccisi.

Come detto, a due mesi dalla Marcia su Roma, i fascisti radicati in Torino non potevano in alcun modo far passare sotto silenzio l’uccisione di due dei loro seguaci.

Fu così che si scatenò una tremenda vendetta del Regime nei confronti degli oppositori, con una rappresaglia guidata da Piero Brandimarte (bersagliere), che si sarebbe poi “vantato” di aver mietuto molte più vittime tra gli oppositori.

Gli omicidi

Le violenze fasciste iniziarono sin dalla mattina del 18 dicembre 1922; gli squadristi iniziarono un vero e proprio rastrellamento di oppositori, che sarebbero poi stati brutalmente uccisi quel giorno stesso.

Carlo Berruti, ferroviere e consigliere comunale del Partito Comunista; Matteo Chiolero, tramviere socialista; Erminio Andreoni, Pietro Ferrero, segretario della Federazione degli operai metallurgici di Torino; Andrea Chiomo, Matteo Tarizzo, Leone Mazzola e Giovanni Massaro, tutte persone “colpevoli” di simpatizzare per partiti e ideologie differenti da quella fascista.

Il 19 dicembre morirono anche Angelo Quintaglié, usciere dell’ufficio ferroviario dove lavorava il Berruti; la stessa sorte toccò a Cesare Pochettino, anch’egli crivellato di colpi.

L’ultima vittima, morì il giorno 20 dicembre, Evasio Vecchio, un operaio comunista.

La strage del 18 dicembre, ricordata come strage di Torino, in realtà durò per ben tre giorni. Alla fine de Regime, Brandimarte, pur condannato a più di venticinque anni di carcere, sarà assolto per insufficienza di prove in Appello.

Nel 1946 il Comune di Torino rinominò l’omonima piazza dove sorge la stazione di Porta Susa e fece installare una lapide con i nomi delle vittime accertate.

Dopo quasi un secolo, Torino non dimentica questa mattanza di matrice fascista.

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Francesca Palumbo

Giornalista pubblicista laureata in Scienze Politiche e Comunicazione Pubblica e Politica. Ottima conoscenza dell'inglese. Responsabile Ufficio Stampa con esperienza di 5 anni.