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I Caponet, l’antipasto piemontese soprannominato pèscòi: il “pesce cavolo”

Da Alessandro Maldera

Febbraio 08, 2019

Quando si parla di antipasti alla piemontese, non possono non essere menzionati i caponet.

Parliamo di particolari involtini di cavolo verza, tipici della tradizione enogastronomica della nostra regione, in particolare del Canavese. Vengono anche chiamati “pèscòi“: termine che, nella traduzione letterale dal dialetto, significa “pesce cavolo”.

Si tratta di piccoli composti, che presentano appunto un involucro di verza. Questi vengono cotti al forno e farciti con un ripieno, che viene generalmente realizzato con carne tritata di maiale e salsiccia fresca. La carne deve essere sbriciolata e, in seguito, viene cotta con cipolla, sale, pepe, uovo, formaggio grattugiato e pangrattato. In alcuni casi è possibile anche aggiungere dei piccoli pezzi di lardo.

Per la sua preparazione occorre asportare alcune foglie da un cavolo verza. Queste, dopo essere state sbollentate, vanno messe da parte, in quanto saranno impiegate successivamente come rivestimento dell’involtino. Ciò che rimane del cavolo viene privato delle parti più dure e, in seguito, bollito per una decina di minuti e tritato finemente.

Per quanto riguarda il ripieno, la carne trita di maiale e/o la salsiccia fresca sbriciolata vanno cotte per circa venti minuti su un soffritto con cipolla, sale e pepe. Nel ripieno vengono anche aggiunti l’uovo, il pangrattato e il formaggio grattugiato. Solo in seguito, è solo facoltativamente, possono essere aggiunti dei pezzetti di lardo.

Dopodiché, gli involtini vengono completati avvolgendo la verza attorno al ripieno tenute da parte. Infine, gli involtini vengono posti nel forno (o, in alternativa, in padella) e cotti per circa mezz’ora.

(Foto tratta da Giallo Zafferano)

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Alessandro Maldera

Giornalista, ha collaborato per molti anni con testate giornalistiche nazional e locali. Dal 2014 è il fondatore di mole24. Inoltre è docente di corsi di comunicazione web & marketing per enti e aziende