Il fritto misto alla piemontese: un classico intramontabile della cucina piemontese
Da Alessandro Maldera
Gennaio 09, 2019
Si tratta di un piatto povero che veniva principalmente preparato quando venivano macellati gli animali nelle cascine, in modo da non buttarne via niente.
Oggi, questo piatto gode di grande popolarità, tanto da essere proposto in molti ristoranti e agriturismi, specie nel periodo primaverile.
La sua particolarità sta nel servire, all’interno dello stesso piatto sia componenti dolci che salate. Sebbene oggi non abbia degli ingredienti fissi, fra le varie portate non possono mancare le frittelle di mele, il semolino dolce, gli amaretti, la salsiccia, il fegato la cervella, le costolette d’agnello e la cotoletta impanata.
La sua composizione è, generalmente, la seguente:
- fegato (fricassà neira)
- polmone (fricassà bianca)
- rognone
- cervella
- animelle
- filoni
- granelle
- salsiccia
- fettina di vitello
- semolino dolce (polenta dossa, friciolin)
- semolino dolce al cioccolato
- amaretto
- mela
- carote saltate in padella
Ma adesso cerchiamo di creare il sodalizio perfetto con il vino. Data la sua semplicità e grassezza, essendo un fritto, non necessita di vini particolarmente importanti e di lungo affinamento, quindi rimarremo su dei vini rossi sinceri e schietti come un giovane Grignolino d’Asti, con una buona acidità e di leggera struttura tannica, oppure una Freisa d’Asti Frizzante, che anch’essa ben si presta a piatti grassi.
Insomma, una prelibatezza che si addice ai più golosi e agli amanti delle tradizioni enogastronomiche piemontesi.
Alessandro Maldera
Giornalista, ha collaborato per molti anni con testate giornalistiche nazional e locali. Dal 2014 è il fondatore di mole24. Inoltre è docente di corsi di comunicazione web & marketing per enti e aziende
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