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Sotto il Vulcano: il laboratorio teatrale della Cavallerizza

Da Alessandro Maldera

Marzo 11, 2017

Ogni lunedì si ritrovano sopra il maneggio i partecipanti al laboratorio teatrale della Cavallerizza guidato da Oscar Briou: Sotto il vulcano.

Oscar è un ragazzo di Bruxelles, arrivato a Bologna con l’Erasmus e innamoratosi del modo di vivere italiano.

Un giorno si è iscritto a un seminario tenuto da Gabriele Vacis e per seguirlo è arrivato  a Torino.

Il laboratorio teatrale della Cavallerizza Reale

Trovare uno spazio accessibile per fare sperimentazione teatrale a Torino non è una cosa semplice.

A confermarlo è proprio Oscar che ha trovato in Cavallerizza un ambiente disponibile ad accoglierlo, a concedergli spazi che altrimenti non avrebbe mai potuto permettersi. In cambio lui dona la sua conoscenza artistica e una mano nell’organizzare le tante attività accolte.

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Cosa accade Sotto il vulcano?

Una sera li abbiamo osservati, senza disturbare. Quello che ci è apparso davanti è una magia di cui non si vede il trucco. Katia, Martina, Marco e Andrea. Camminano, avanti e indietro, insieme, ma ognuno con la sua individualità. Non li abbiamo mai visti prima eppure le loro personalità  appaiono marcate anche in un gesto così semplice, il laboratorio teatrale della Cavallerizza. Incrociano gli sguardi, li eludono, a tempo, camminano. Ipnotizzano. Oscar li osserva e li guida quando si sentono più incerti. Poi inizia puntualmente  recitare i versi di una struggente poesia francese di Louis Aragon: il n’y a pas d’amour heureux. I gesti degli attori si plasmano sulla malinconia della sua voce.  

 Da dove arriva l’idea di Sotto il vulcano?

Sotto il Vulcano, da cui prende il nome questo laboratorio teatrale della Cavallerizza, è il titolo del romanzo di Malcolm Lowry che li ha condotti qua. Narra le ultime ore di vita di un alcolista cronico, un console inglese, esiliato in Messico nel 1938.

Lo stesso Lowry la definì una “Divina Commedia ubriaca”. Dallo smarrimento della lucidità causato dall’ebbrezza allo smarrimento umano. «Proviamo a metterlo in scena. Non il romanzo, ma il senso di perdita, tutto quello che abbiamo provato leggendolo». Spiega Oscar.

In effetti mentre li osserviamo rotolarsi e combattersi, lanciare oggetti in terra e cantare con voce rotta, non abbiamo chiara la trama dei loro movimenti, ma sentiamo l’inquietudine che ci trasmette il non avere riferimenti.

«Camminiamo insieme per trovare un respiro comune, un collante, un tipo di magma da dove può scoppiare la creatività».

Grazia Tomassetti

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Alessandro Maldera

Giornalista, ha collaborato per molti anni con testate giornalistiche nazional e locali. Dal 2014 è il fondatore di mole24. Inoltre è docente di corsi di comunicazione web & marketing per enti e aziende