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Carlo Emanuele I di Savoia: il Duca della profezia di Nostradamus

Da Simone Nale

Dicembre 22, 2020

Ritratto di Carlo Emanuele I di Savoia

A distanza di cinque secoli ripercorriamo quella che è stata la vita di Carlo Emanuele I di Savoia, il Duca “Testa di Fuoco”

Proprio per la sua attitudine militare e la sua sete di potere Carlo Emanuele I di Savoia venne soprannominato dalla corte come il Duca “Testa di Fuoco”.

Ma non bisogna dimenticare che allo stesso tempo, fu anche uno dei principi più abili e colti della storia della casata.

Infatti, oltre a parlare fluentemente il volgare italiano, il francese e lo spagnolo (abilità necessarie soprattutto per l’epoca), Carlo Emanuele I amava anche l’arte, la filosofia e la scienza.

E sarà proprio per il suo accanimento verso lo studio che riceverà anche il nomignolo di “Gobbo“.

Comunque, durante il suo Regno proseguì l’opera di sviluppo di Torino, portata avanti dal padre, e cercò in tutti i modi di ampliare i confini del Ducato di Savoia.

Ma la sua vita venne tormentata fino alla fine dei suoi giorni da una presunta profezia di Nostradamus che incombeva su di lui.

Ritratto Carlo Emanuele I di Savoia bambino

Carlo Emanuele I di Savoia nacque a Rivoli il 12 gennaio del 1562

Il principe ereditario del trono sabaudo fu l’unico bambino di Emanuele Filiberto e di Margherita di Valois, figlia del Re di Francia Francesco I.

Quando i suoi genitori si sposarono nel 1559, Margherita aveva già superato i trent’anni e quindi per l’epoca era praticamente considerata ormai inabile al concepimento.

Quindi secondo la leggenda, Emanuele Filiberto, per assicurarsi della nascita di un erede al trono, chiamò alla proprio corte Nostradamus.

L’astrologo francese giunse al seguito del sovrano portando con se una fialetta che all’interno conteneva un unguento speciale da somministrare alla duchessa.

Presa questa pozione, Margherita di Valois rimase incinta e a distanza di nove mesi nacque poi Carlo Emanuele I.

In seguito, Nostradamus scrisse una specie di oroscopo per commemorare la nascita del figlio reale.

Nel quale però spiegava come l’erede al trono sarebbe morto “quando un nove si sarebbe trovato davanti a un sette, sulla strada che porta a Gerusalemme“.

Una profezia decisamente inquietante, che Carlo Emanuele I fino alla fine dei suoi giorni.

Di fatto il futuro Duca di Savoia non visitò mai il Medio Oriente, nonostante fosse Re di Cipro e di Gerusalemme.

E allo stesso tempo si convinse che sarebbe vissuto fino a 97 anni.

Ma le cose non andarono proprio così.

Al giorno d’oggi questa presunta profezia si può leggere in un manoscritto conservato nella Biblioteca Reale di Torino, che prende il nome appunto di “pronostico per il Duca Carlo Emanuele I“.

Tuttavia non c’è certezza che questo documento sia stato scritto da Nostradamus in persona, anche data la mancanza di prove che dimostrino l’arrivo di Nostradamus a Torino.

Comunque sia, quella di Margherita fu una figura importantissima per il futuro Duca di Savoia

Il giovane principe alla nascita aveva un fisico gracile e cagionevole.

Perciò trascorse i primi anni di infanzia sotto le continue cure della madre, che temendo di perderlo, lo sottoponeva a continue visite mediche.

Sfortunatamente, Margherita morì nel 1574, così l’educazione dell’erede al trono passò nelle mani del padre Emanuele Filiberto.

Da subito quest’ultimo istruì il figlio a modo suo, ovvero con una rigida educazione militare, incentrata sulle armi, sulla ginnastica e sulla politica.

Inevitabilmente l’istruzione del padre influenzò e non poco sulla personalità di Carlo Emanuele.

Che di fatto non si era soltanto irrobustito a livello fisico, ma soprattutto cominciò a spendere gran parte del suo tempo sui libri della Biblioteca Reale.

L’ormai diciottenne Carlo Emanuele I era pronto per succedere al padre, enunciandosi come un abile e attento sovrano.

Moneta Carlo Emanuele I di Savoia
Carlo Emanuele I di Savoia

Con la morte di Emanuele Filiberto nel 1580, Carlo Emanuele I salì sul trono del Ducato di Savoia

Nonostante l’incredibile preparazione del nuovo Duca, il Duca “Testa di Ferro” prima di morire affidò ad Andrea Provana, Marchese di Leinì (e ammiraglio durante la Battaglia di Lepanto) il compito di supportare suo figlio durante i suoi primi anni di regno.

Specialmente dal momento in cui Torino si trovava ancora al centro delle grinfie di Francia e Spagna, che in tutti i modi cercavano di influenzare la nuova Corona sabauda.

Ma fin da subito, Carlo Emanuele I non esitò a voler imporre la sua iniziativa.

In primo luogo comprese quanto fosse importante per le ambizioni espansionistiche piemontesi, allontanarsi dalle influenze degli Asburgo spagnoli, ma soprattutto dai Capetingi Valois.

A partire dagli stessi precettori di corte, che mostravano chiari favoreggiamenti nei confronti delle due potenze straniere.

Una situazione che sembrò peggiorare quando arrivò il momento del matrimonio.

Il Duca si trovò da un lato con la proposta di nozze di Cristina di Lorena e dall’altro con gli accordi già avvianti dal padre per il matrimonio con l’infanta di Spagna.

Alla fine reputò saggia l’idea del padre e sposò Caterina Michela di Spagna nel 1585, in modo da ottenere così l’appoggio spagnolo nell’eventualità di un conflitto contro i francesi.

Una strategia matrimoniale accuratamente studiata che però mise da subito in mostra il dualismo del nuovo Sovrano.

Di fatto il Regno di Carlo Emanuele I sarà sempre caratterizzato da una incoerente dicotomia metodologica.

Proprio perché proprio quest’ultimo alternerà momenti di studiata azione diplomatica a improvvise e dirompenti decisioni, basate più che altro sull’istinto e sull’impulsività.

Ciò nonostante gli verrà poi attribuito il merito di aver proposto una politica più avventata e audace rispetto a quella del padre.

La quale, nonostante gli esiti disastrosi, garantirà poi una discreta fama in tutta la Penisola e all’estero.

In quest’ottica Carlo Emanuele I non ci pensò due volte ad approfittare della guerra civile in Francia

Nel 1588, infatti, Enrico III di Valois si trovò a gestire gli scontri tra i cattolici e i protestanti francesi, che indebolirono momentaneamente il Regno trans-alpino.

Scaltro com’era, Carlo Emanuele I non esitò a sfruttare questo momento di debolezza del cugino e così occupò il Marchesato di Saluzzo, al tempo sotto il controllo francese.

Contemporaneamente però, le aspirazioni del Duca si rivolsero anche verso Ginevra, che da sempre era nel mirino del Ducato di Savoia.

Annessione che però non fu possibile ottenere né con le armi e neanche attraverso le congiure, a causa della strenua resistenza di Berna.

Ma nel frattempo diventava sempre più evidente l’ambizione di Carlo Emanuele I, causando non poche apprensioni tra i suoi “vicini”.

Così gli svizzeri insieme alla nuova Francia di Enrico IV dichiararono guerra ai Savoia, comunque fiduciosi del sostegno spagnolo.

Lo scontro si protrasse per circa 2 anni e si concluse con il trattato di Lione nel 1601.

Grazie al quale il Piemonte mantenne il controllo del Marchesato di Saluzzo, mentre dovette cedere alcuni territori trans-alpini, di difficile gestione, alla Francia.

Ma presto l’alleanza con la Spagna cominciò a venir meno.

A distanza di 4 anni dalla morte di Caterina Michela di Spagna, l’Impero Iberico dimostrò di non avere più a cuore l’alleanza con il Ducato di Savoia.

Non fu casuale infatti, che Carlo Emanuele I aspettò in vano gli aiuti spagnoli durante la guerra franco-savoiarda.

Ma anzi, tanto è vero che gli Asburgo non l’avevano praticamente mai aiutato e ben presto Carlo Emanuele I si stancò di questa scomoda situazione.

Con la morte di Francesco IV Gonzaga nel 1612 si liberò il trono del Ducato di Mantova, ma soprattutto quello del Monferrato

Alleati con gli Asburgo di Vienna e di conseguenza, anche con la famiglia reale spagnola, i Gonzaga nel 1612 si ritrovarono in piena crisi diplomatica a dover affrontare le pretese sabaude sul Ducato del Monferrato.

Di certo Carlo Emanuele I di Savoia non nascose i suoi interessi, anche se in un primo momento preferì fidarsi dei tentativi di mediazione da parte della Corona di Spagna.

Compromessi che però non durarono per molto, il Duca di Savoia dichiarò poi guerra ai Gonzaga ed ebbe così inizio la Prima Guerra di successione del Monferrato.

Il conflitto prese presto una svolta internazionale, vedendo l’intervento di Filippo II di Spagna e del Sacro Romano Impero in difesa dei mantovani, e il timido appoggio francese alla causa sabauda.

Inevitabilmente, Carlo Emanuele I ne uscì sconfitto, dato lo strapotere militare degli avversari.

E di conseguenza dovette piegarsi alla pace di Asti del 1615.

Tuttavia, già solo il fatto di aver sfidato la Spagna da solo, procurò al sovrano sabaudo grande prestigio e fama in tutto lo Stivale.

In contrapposizione alle accuse di incompetenza che gli rivolgeranno contro al momento della sua morte.

Ritratto di Nostradamus

Ma il recente trattato non era riuscito a placare l’animo di rivalsa del Duca di Savoia

Infatti poco tempo dopo, partecipò alla Guerra dei Trent’anni puntando al trono dell’Impero.

Un sogno chiaramente troppo grande da realizzare.

Ma nel 1627 si riaccese la questione della successione al trono monferrino.

La morte del Marchese Vincenzo II Gonzaga portò al governo Maria Gonzaga, nipote di Carlo Emanuele I, ma moglie del Duca di Nevers, alleato con la Francia.

Quest’ultimo dettaglio significava che il Monferrato era ormai nelle mani dei francesi e che quindi il Ducato di Savoia rischiava di esporsi troppo alle brame di Re Luigi XIII.

Motivo che obbligò Carlo Emanuele I per l’ennesima volta ad avanzare le sue pretese alla Marchesato del Monferrato, questa volta però alleandosi con la Spagna.

Purtroppo anche questa volta l’aiuto spagnolo fu inesistente e il Duca di Savoia venne pesantemente sconfitto.

La disfatta comportò la perdita di Susa e di Pinerolo, e con il Piemonte invaso, un inconsolabile Carlo Emanuele I si diresse a Savigliano.

Era il 1630 e ormai il Duca aveva quasi settant’anni.

Svanito il sogno di salire su tutti i troni d’Europa, morì nella notte del 27 luglio dello stesso anno, colto da una violenta febbre.

Tuttavia le circostanze della sua morte riecheggiano quelle della profezia di Nostradamus:

Il caso volle infatti che Carlo Emanuele I di Savoia morisse all’interno di Palazzo Cravetta, a Savigliano, in via Jerusalem.

Inoltre, non morì a 97 anni, ma a 68 anni.

Quindi proprio nel 69° anno di età, dove appunto “un nove si trovava davanti al 7” dei Settanta, esattamente come venne predetto dall’astrologo francese secondo la leggenda.

Leggende e miti a parte, Carlo Emanuele I lasciò comunque un Piemonte stremato dalle guerre e in pessime condizioni finanziarie

Un Piemonte che da lì a breve sarebbe stato ereditato dal figlio Vittorio Amedeo I.

E che con il suo successore Vittorio Amedeo II ritornerà alla gloria dei tempi di Emanuele Filiberto.

Ciò nonostante non bisogna dimenticare quanto sia stata fondamentale la figura di Carlo Emanuele I.

Un sovrano che nonostante l’impulsività, fu un incredibile uomo di ingegno e ambizione che contribuì, a modo suo, alla crescita culturale e politica di Torino e del Ducato stesso.

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Simone Nale

Laureato in Scienze Umanistiche della Comunicazione all'Università di Torino. Appassionato di storia della televisione e nuovi media