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16 agosto 1815: nasce don Bosco il santo dei torinesi

Da Roberto Mazzone

Agosto 15, 2016

16 agosto 1815: nasce don Bosco il santo dei torinesi

Giovanni Bosco, meglio noto come don Bosco, sacerdote e pedagogo, è il fondatore dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice, congregazioni religiose che, oggi, contano presenze in 131 nazioni nel mondo.

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Nato il 16 agosto 1815 nella frazione Becchi di Castelnuovo d’Asti (oggi Castelnuovo don Bosco, dove sorge l’omonimo tempio), da una famiglia di contadini, il piccolo Giovanni Bosco all’età di nove anni fece un sogno, raccontato nelle sue Memorie, che ha segnato l’intero corso della sua vita e delle sue opere, facendo, in seguito, maturare in lui la vocazione al sacerdozio.

[…] Mi pareva di essere vicino a casa, in un cortile molto vasto, dove si divertiva una gran quantità di ragazzi. Alcuni ridevano, altri giocavano, non pochi bestemmiavano. Al sentire le bestemmie, mi slanciai in mezzo a loro. Cercai di farli tacere usando pugni e parole.

In quel momento apparve un uomo maestoso. Un manto bianco gli copriva tutta la persona. La sua faccia era così luminosa che non riuscivo a fissarla. Egli mi chiamò per nome e mi ordinò di mettermi a capo di quei ragazzi. Aggiunse: «Dovrai farteli amici non con le percosse ma con la mansuetudine e la carità.». Confuso e spaventato risposi che io ero un ragazzo povero e ignorante, non ero capace di parlare di religione a quei monelli.

In quel momento i ragazzi cessarono le risse, gli schiamazzi e le bestemmie, e si raccolsero tutti intorno a colui che parlava. Quasi senza sapere cosa facessi gli domandai: «Chi siete voi, che mi comandate cose impossibili?». «Io sono il figlio di colei che tua madre ti insegnò a salutare tre volte al giorno […] Il mio nome domandalo a mia madre».

Allora, vidi vicino a lui una donna maestosa, vestita di un manto splendente. Vedendomi sempre più confuso, mi fece cenno di andarle vicino,  prendendomi con bontà per mano. Guardai e mi accorsi che quei ragazzi erano tutti scomparsi. Al loro posto c’era una moltitudine di capretti, cani, gatti, orsi e parecchi altri animali. La donna maestosa mi disse: «Ecco il tuo campo dove devi lavorare. Cresci umile, forte e robusto, e ciò che adesso vedrai succedere a questi animali, tu lo dovrai fare per i miei figli». Guardai ancora, ed ecco che al posto di animali feroci comparvero altrettanti agnelli mansueti, che saltellavano, correvano, belavano, facevano festa attorno a quell’uomo e a quella signora. A quel punto nel sogno mi misi a piangere. Dissi a quella signora che non capivo tutte quelle cose. Allora mi pose una mano sul capo e mi disse: «A suo tempo, tutto comprenderai». Aveva appena detto queste parole che un rumore mi svegliò. Ogni cosa era scomparsa. Io rimasi sbalordito. Mi sembrava di avere le mani che facevano male per i pugni che avevo dato, che la faccia mi bruciasse per gli schiaffi ricevuti […].

Seminarista a Chieri, fonda la Società dell’Allegria, che raccoglieva i giovani della cittadina. Nel giugno del 1841 viene ordinato sacerdote. Intanto, raccoglie intorno a sé i primi ragazzi e organizza un oratorio festivo, inizialmente itinerante e poi stabile a Valdocco. Sua madre, ormai anziana, accetta di venire a Torino ad aiutarlo, e diventa per i ragazzi “mamma Margherita”.

Don Bosco comincia a offrire un ricovero a orfani e senzatetto, insegnando loro un mestiere. Sviluppa così il suo metodo educativo, chiamato Sistema Preventivo e fondato su tre concetti-chiave: ragione, religione e amorevolezza. Col tempo, i primi collaboratori  si uniscono in quella che diventerà la Congregazione Salesiana, facendo proprio il motto “Dammi le anime e tieniti tutto il resto”.

Affidandosi all’intercessione di Maria Ausiliatrice, don Bosco è riuscito sempre a trovare il denaro necessario per la realizzazione di tutte le sue opere, inclusa l’omonima Basilica a Torino.

Don Bosco, riconosciuto dalla Chiesa odierna come “padre, maestro e amico dei giovani”, muore il 31 gennaio 1888, all’età di 72 anni. Pio XI, che lo aveva conosciuto, lo proclama beato nel 1929 e lo canonizza la Domenica di Pasqua del 1934.

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Roberto Mazzone

Laureato in Scienze della comunicazione con un Master in Informazione, New Media e comunicazione plurimediale, conseguito nel 2012. Giornalista pubblicista, grande appassionato di teatro, inizia a frequentarlo come spettatore, e dal 2003 in qualità di operatore dell’informazione e critico teatrale, collaborando con numerose testate e webzine di settore, specializzandosi soprattutto nel teatro musicale. Giornalista pubblicista, è inoltre membro dell’Associazione Nazionale Critici di Teatro e fa parte della giuria di PrIMO, il Premio italiano per il musical originale, ideato da Franco Travaglio.