3000 buche a Torino, ma solo un cittadino su dieci ottiene il risarcimento

A pochi giorni dall’annuncio che 15 milioni di euro sarebbero stati destinati a riassestare il manto stradale di Torino, l’emergenza buche continua a far discutere.
Tantissime, infatti, sono le polemiche sui risarcimenti: a Torino, l’anno passato, su 970 richieste arrivate a Palazzo Civico, (di cui 702 derivanti da incidenti o da inciampi provocati da buche e marciapiedi dissestati), solamente 194 si sono concluse con un risarcimento da parte dell’Unipol Sai. Poco meno del 20% è stato liquidato, per tutti gli altri, invece, nulla: in qualche caso i cittadini sono costretti a farsi carico anche delle spese processuali.
«Poco, è vero: un venticinque per cento malcontato» ha commentato l’assessore alla Viabilità torinese, Claudio Lubatti; e ha anche aggiunto: «però forse, molte richieste di danni sono, diciamo, fuori luogo».
Sarà. Ad ogni modo, a Torino, il problema è davvero considerevole: è la città dove le buche, su ordine del procuratore Raffaele Guariniello (che indagava sulla morte di un pensionato caduto per strada e che vede sei dirigenti comunali a processo per omicidio colposo), sono state addirittura censite, con i vigili mandati strada per strada a contarle una per una.
Il conteggio è da capogiro: le buche sono oltre tremila.
Come se non bastasse, i fondi che il Comune stanzia per la manutenzione ordinaria, sono in costante diminuzione. Nel 2002 erano sette milioni e mezzo, nel 2006 4 milioni e 600 mila, poi, nel 2009, 2 milioni e 634 mi-la, nel 2011 1 milione e 654 mila euro, nel 2014 1 milione e 221 mila.
Lubatti ha sottolineato che saranno spesi 15 milioni di euro (grazie a un mutuo accesso dal Comune) nei prossimi mesi per aggiustare strade e piazze: tuttavia, è stato calcolato che servirebbero 40 milioni di euro per rimettere in sesto la città.
Nel frattempo si lavora d’ingegno: dalla macchina tappabuche automatica, all’asfaltatura soltanto della parte centrale delle carreggiate per ridurre i costi.
Veronica Minniti