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L’affondamento della nave Andrea Doria e del prototipo automobilistico torinese

Da Alessandro Maldera

Aprile 14, 2015

L’ affondamento dell’ Andrea Doria

Il 14 Aprile segna il passo con la storia. In questa data infatti ricordiamo l’ affondamento del transatlantico Titanic. Tragedia mondiale a cui parteciparono moltissime persone di altrettante  nazionalità diverse, compresi 13 piemontesi.

Lo scontro con l’ iceberg, però, ci fa tornare alla mente uno dei più grandi disastri navali italiani, quello all’ Andrea Doria.

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L’ incidente questa svolta non avvenne per il mancato avvistamento di un blocco di ghiaccio, ma per la collisione con un’altra nave, la Stockholm.

L’ affondamento dell’ Andrea Doria
L’ affondamento dell’ Andrea Doria

Il transatlantico italiano era la punta di diamante della flotta di linea del nostro paese, costruita nei cantieri dell’ Ansaldo, trasportava 1241 passeggeri, e cavalcava l’intento di ridare lustro alla marina italiana distrutta durante la seconda guerra mondiale e che viveva di dolci ricordi legati alla nave da crociera Rex.

La tratta percorsa dal Doria era la Genova – New York e il viaggio inaugurale andò a buon fine.

Conosciuta per la sua bellezza, solidità e puntualità aveva centrato l’ obiettivo fissato con il proprio varo: stava ottenendo il successo sperato.

Proprio per queste ragioni anche alcune commesse speciali vennero affidate all’ Andrea Doria: Torino era sede di molte aziende del settore automotive come Fiat, Lancia, Pininfarina, Bertone, Ghia, solo per citarne alcune, e spesso  queste aziende esportavano all’ estero il proprio lavoro.

Ed è proprio il caso di Ghia che inviò sull’ Andrea Doria un prototipo costruito per Chrysler, la Norseman, colmo della più avanzata tecnologia automobilistica dell’ epoca e proprio per il suo valore affidata alla nave italiana, considerata il top nel settore del trasporto marittimo.

I dettagli dell’incidente

25 Luglio 1956, ore 23.10, davanti alle coste americane a sette ore di navigazione da New York (40°29.4 est, 60°50.5 nord), la tragedia.

La nave italiana si inoltra in un tratto di mare saturo dal traffico  coperto da una coltre di nebbia e si scontra con la Stockholm.

I due capitani cercarono di evitare lo speronamento. Non ci fu però spazio di manovra e la prua della nave svedese, rinforzata in quanto poteva essere impiegata come rompighiaccio, sfondò la paratia. Fu la fine.

L’ affondamento dell’ Andrea Doria

La nave affonda. I passeggeri vengono salvati dalle navi di passaggio che si trovano in quel tratto di mare, coordinati  dall’ eroico comandante Piero Calamai. Quest’ultimo riesce ad evitare una strage: le vittime saranno per fortuna poche, ma nulla poterono fare per la merce trasportata.

E così, in fondo all’ oceano Atlantico, giace un gioiello della tecnica, unico esemplare mai costruito, figlio della tecnologia italiana e torinese, che ora riposa a 70 metri di profondità, vicino a quella New York che non sentirà mai il rombo del suo motore.

Alessandro Rigitano

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Alessandro Maldera

Giornalista, ha collaborato per molti anni con testate giornalistiche nazional e locali. Dal 2014 è il fondatore di mole24. Inoltre è docente di corsi di comunicazione web & marketing per enti e aziende