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Museo delle Carceri di Torino: la storia al di là delle sbarre

Da Giulia Licari

Novembre 16, 2020

Interno Carcere Le Nuove

Il Museo delle Carceri di Torino si trova presso l’ex carcere Le Nuove, a pochi passi dal centro della città.

In disuso dal 1986, rappresenta uno dei musei torinesi più particolari: qui sono racchiuse le storie e le emozioni di migliaia di persone.

Visitare l’ex carcere Le Nuove vuol dire fare un passo indietro nel tempo e immergersi totalmente nella storia.

Quella storia che non si legge sui libri di scuola, ma la si percepisce solamente ripercorrendo i passi delle donne e degli uomini che hanno attraversato la cancellata.

Una nuova prigione per Torino

Torre esterna Museo Le Carceri Torino

Il carcere Le Nuove nacque sotto il regno di Vittorio Emanuele II, nel 1870.

All’epoca vi erano piccoli locali di detenzione in tutta la città.

In via San Domenico, per esempio, si trovavano le carceri criminali (o sanatorie) e il carcere femminile delle “Forzate”.

In via Stampatori vi era il correzionale, istituito dai francesi nel 1802, mentre alle Porte Palatine c’era il reclusorio per le donne condannate.

Tutte le strutture erano vecchie, sovraffollate e non più funzionali.

Da qui la necessità di riunirle sotto un’unica struttura carceraria, che venne edificata (tra il 1857 e il 1869) proprio in corso San Avventore, oggi conosciuta come corso Vittorio Emanuele II.

A progettare le nuove carceri fu l’architetto piemontese Giuseppe Polani.

Autore, oltre alla struttura di Torino, di altri due importanti edifici carcerari italiani dell’età post-unitaria: quello di Genova e di Sassari.

Il progetto di Polani rispecchiava totalmente l’idea di carcere ad isolamento totale che imperava già dal 1857 con l’introduzione del decreto regio sulla segregazione individuale.

In altre parole, ogni detenuto doveva essere rinchiuso, notte e giorno, in una cella singola.

Ogni cella era un parallelepipedo di lunghezza 4, larghezza 2 e altezza 3 metri. In tutta la struttura ce n’erano ben 648.

L’unico sbocco verso l’esterno era una finestrella “a bocca di lupo” che puntava verso il cielo.

Il Museo delle Carceri di Torino prima di diventare museo

Interno carcere Le Nuove di Torino

Se potessimo vedere dall’alto il Carcere Le Nuove, vedremmo uno schema a doppia croce.

Un modello chiaramente ispirato al “Panopticon“, il progetto di carcere ideale di Jeremy Bentham, dove un unico sorvegliante poteva osservare contemporaneamente più detenuti.

Con questo schema, infatti, dalla struttura centrale si potevano controllare allo stesso momento tutti i bracci che si sviluppavano in lunghezza.

Un’intera sezione del carcere, inoltre, era riservata alle donne detenute. Lo stesso accadeva per i luoghi destinati alla preghiera: vi era una cappella per gli uomini e una per le donne.

A proteggere la struttura si alzavano due fila di mura alte 5 metri e quattro torri di vedetta.

Ora, tutte le sezioni fanno parte del percorso di visita del Museo delle Carceri di Torino.

I bracci, le celle, i cortili, le aree comuni, le scale di collegamento, la “Rotonda” e il “Buco”.

Il percorso termina con la visita al rifugio antiaereo, un bunker scoperto nel 2010 a 18 metri di profondità.

Gli uomini e le donne passati dal Carcere Le Nuove

Museo delle Carceri di Torino: la storia al di là delle sbarre

Il Carcere Le Nuove, inizialmente, doveva detenere solamente gli uomini e le donne condannati a massimo un anno di reclusione e autori di micro-criminalità.

Con il passare degli anni, tuttavia, le carceri divennero un comodo spazio di reclusione per disertori di guerra prima (parliamo degli anni 1915- 1918), e dissidenti politici poi.

Dalle carceri di corso Vittorio sono passati gli attori delle lotte operaie e contadine del cosiddetto “biennio rosso” (1919-20).

Ma anche i partigiani e gli antifascisti durante la seconda guerra mondiale, così come ebrei, condannati a morte e deportati.

Per un certo periodo furono gli ufficiali delle SS tedesche ad utilizzare il primo braccio del Carcere Le Nuove per torturare i prigionieri.

Dopo la guerra, dietro le sbarre ci finirono persino fascisti e collaborazionisti del regime. In tempi più recenti, sono stati rinchiusi terroristi, mafiosi e tangentisti.

Personaggi noti e meno noti si sono susseguiti tra le mura del carcere.

Tra gli altri, persino i tre autori della strage di Villarbasse del 1945 sono passati di qui.

Furono gli ultimi condannati a subire la pena di morte: nel 1947, infatti, venne abolita come pena in Italia.

Verso un carcere più dignitoso

Carceri all'interno del Museo

Negli anni Cinquanta le carceri videro un parziale restiyling per permettere condizioni di vita migliori ai detenuti.

L’installazione dell’impianto di riscaldamennto e di servizi igienici nelle celle permisero una detenzione più dignitosa.

Anche le finestre e i cortili vennero ampliati.

Attualmente nella struttura non rimane altro che qualche ufficio giudiziario.

Fu negli anni Ottanta, infatti, con la costruzione del nuovo carcere “Lorusso e Cutugno” nel quartiere delle Vallette, che Le Nuove furono formalmente dismesse.

La struttura venne riconvertita nel noto Museo delle Carceri di Torino.

Al suo interno si alternano visite guidate, mostre temporanee e attività didattiche.

Visitare il Museo delle Carceri di Torino

Il Museo delle Carceri di Torino, Le Nuove, offre tre tipi di percorsi:

  • il percorso storico-museale, alla scoperta delle celle dove uomini comuni soffrirono per l’affermazione dell’Italia libera e democratica
  • la visita al bunker, costruito a diciotto metri di profondità all’interno del carcere
  • il tour ” Sacro e Profano” all’interno del braccio centrale della struttura

Tutte le visite sono guidate e la prenotazione è obbligatoria a questa pagina.

Informazioni utili

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Giulia Licari

Laureata in Lingue e Culture per il Turismo, con un Master online in Comunicazione digitale, Web marketing e Social media management (SDB), attualmente sto frequentando il corso di laurea magistrale in Comunicazione, ICT e Media . Da sempre amante di Torino e appassionata di comunicazione web e Seo