Storia

Borgo Po, da borgo delle lavandaie a quartiere di prestigio e innovazione

5172
Tempo di lettura: 2 minuti

Oggi Borgo Po è un quartiere residenziale di prestigio molto richiesto nel mercato immobiliare: la domanda è addirittura maggiore dell’offerta.

Via Moncalvo e l’area circostante sono caratterizzate da piccoli edifici in stile liberty torinese. Suggestive casette che conferiscono al quartiere un  aspetto che non ha nulla di metropolitano, pur essendo a due passi dal centro storico.

Borgo Po visto dall'alto

Non tutti conoscono le origini modeste della zona

Quando non c’erano le lavatrici, le famiglie benestanti facevano lavare i panni alle lavandaie. Borgo Po era il quartiere delle lavandaie.

Le acque del fiume Po, in questo tratto, riflettevano il biancore delle lenzuola stese ad asciugare.

Prima che le lavandaie giungessero  lungo il Po, il luogo dove si lavavano  i panni era un fosso di via Bardonecchia.  Si ritenne che questa attività offrisse “uno spettacolo non decoroso per una grande città”: così un’ordinanza comunale fece migrare le lavandaie lungo i fiumi torinesi. 

Ma, di nuovo, un’ordinanza del 1935 vietò di lavare e stendere i panni sul Po nel tratto cittadino: così, le lavandaie si spostarono verso San Mauro.

Nel borgo Bertolla, detto appunto borgo dei lavandai, rimasero e continuarono la propria attività fino all’avvento delle lavatrici.

Dipinto Borgo Po prima nel 1800

Era dura la vita per le lavandaie

Le mani sempre nell’acqua, chinate per ore, piegate  in avanti verso il fiume: tutto il giorno ad insaponare, strofinare, sciacquare e strizzare.

Il trucco stava nel trovare una pietra adatta: doveva emergere dall’acqua e avere una superficie piana abbastanza ampia. Doveva essere in un punto dove ci si potesse inginocchiare, in acqua non stagnante, ma nemmeno con la corrente forte. «La cativa lavandera a treuva mai la bun-a pera» (La cattiva lavandaia non trova mai la buona pietra) è il detto in dialetto piemontese che descrive gli scansafatiche.

Borgo Po è anche il quartiere che vede l’innovazione accanto alla storia.
Comincia proprio da qui, infatti, il processo di riqualificazione delle ex caserme dismesse.

L’ex Caserma La Marmora di via Asti 22 è stata luogo di detenzione e tortura durante la seconda guerra mondiale.

Un luogo storico che si sta trasformando in uno spazio destinato alle abitazioni, alle  start up, a laboratori e aree di co-working.

 
La Redazione di Mole24

Tag
5172

Related Articles

5172
Back to top button
Close