La “Bagna Caoda”: simbolo di convivialità della cucina Piemontese

Dopo aver già discorso di acciughe, quest’oggi non possiamo fare a meno di parlare del piatto a base di questo pesce per eccellenza: la bagna caoda, pronunciato “bagna cauda”.
La bagna caoda è considerato uno dei piatti più rappresentativi della cucina piemontese e simbolo di convivialità.
La sua nascita risale alla notte dei tempi, tuttavia, indicativamente la si può collocare all’epoca tardo medievale.
Tradizionalmente i vinaioli usavano festeggiare la spillatura del nuovo vino riunendosi a tavola e mangiando insieme la bagna caoda.
Oggi, la bagna caoda solitamente viene servita, durante il periodo autunnale e invernale, nei ristoranti in grandi tavolate o cucinata a casa propria in occasioni informali fra amici o parenti.
La ricetta classica della bagna caoda prevede l’utilizzo di acciughe rosse spagnole stagionate almeno un anno, aglio e olio d’oliva.
Solitamente viene servita in appositi contenitori di terracotta concavi, detti fojot, con sotto la fiammella di un lumino che mantiene calda la salsa.
Si mangia intingendovi pane o verdure di stagione, quali il cardo bianco, il peperone crudo o arrostito, il cavolo verza crudo, il topinanbur, le patate bollite, cipollotti e ogni altra verdura si voglia.
Il rito finale, da veri gourmet, prevede, con il “fojot” ancora caldo, di cuocervi dentro un uovo di quaglia o di gallina e dargli una grattata di tartufo bianco.
Trattandosi di una ricetta casalinga tramandata oralmente, ne esistono diverse versioni. Di fatto, per esempio, molti per renderla più cremosa aggiungono panna e latte. Inoltre, i puristi, anziché fare uso di olio di oliva, utilizzano l’olio di noci, in quanto fino all’Ottocento per fare la bagna caoda veniva utilizzato questo tipo di olio.
Clara Lanza