Tombini arabi a Torino: un mistero multiculturale
Da Alessandro Maldera
Ottobre 01, 2014
Sono circa 30 i tombini arabi a Torino, precisamente in corso Belgio, nel quartiere Vanchiglia. Sopra i chiusini è ben visibile la scritta “Città di Tripoli” in lingua araba. Manufatti, che destano curiosità e interrogativi, e che rappresentano un mistero multiculturale che merita di essere esplorato a fondo. Le teorie sull’origine di questi manufatti variano, ma tutte contribuiscono a creare una storia affascinante di relazioni internazionali e multiculturalismo
L’origine dei tombini arabi a Torino
Le ipotesi della presenza di questi tombini sono molteplici e affascinanti. Secondo alcune fonti, potrebbero essere stati installati da privati negli anni ’30, durante l’allacciamento alla rete fognaria. Alcune imprese italiane potrebbero aver avuto appalti in Libia, in quel periodo colonia italiana, e avrebbero utilizzato i materiali rimanenti anche in città. Un’altra teoria suggerisce che questi chiusini furono parte di una fornitura destinata al governo libico, ma alcuni esemplari sono stati messi sul mercato a prezzi scontati.
L’Interpretazione degli esperti
La Società Metropolitana Acque Torino (Smat), responsabile della gestione dell’acqua e delle reti fognarie, spiega che questi tombini non sono di loro proprietà. Infatti, i tombini appartenenti all’azienda sono tutti marchiati in modo simile. Mentre quelli in questione sono stati probabilmente posizionati da privati per mettere un pozzetto con derivazione e contatore sulla strada, tappandolo con un tombino. La presenza di questi tombini è stata segnalata anche in altre parti della città, portando il numero totale a circa trenta.
Un Simbolo di Diversità e Multiculturalismo
L’insolita presenza di chiusini con scritte in arabo rappresenta un simbolo di diversità e multiculturalismo che caratterizza la città di Torino. Questo fenomeno è testimone della storia di Torino come una città aperta al mondo, accogliente per diverse comunità. Insomma, tombini, che ora fanno parte del paesaggio urbano e rappresentano una testimonianza tangibile della ricchezza della diversità culturale.
Francesca Palumbo
Articolo aggiornato il 24/12/2023
Alessandro Maldera
Giornalista, ha collaborato per molti anni con testate giornalistiche nazional e locali. Dal 2014 è il fondatore di mole24. Inoltre è docente di corsi di comunicazione web & marketing per enti e aziende
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