Decreto Franceschini: “Musei gratis? Tanto io ho l’abbonamento musei”.

È iniziata la rivoluzione dei musei statali. Scritta così sembra la novità del secolo: a detta del Ministro Franceschini si tratta di un avvicinamento ai grandi musei europei. È cosi effettivamente.
E non solo con novità per gli orari – tutti i venerdì l’orario di apertura dei musei e siti statali è prolungato fino alle 22 – ma anche con piacevoli e forse “azzardate” nuove tariffe: gratuiti solo sotto per gli under 18, riduzioni per i giovani tra i 18 e i 25 e intero per tutti gli altri.
Questa lo si può considerare una vero e giusto cambiamento. Niente più ingressi ridotti o liberi per chi ha più di 65 anni: in un Paese che lancia pochi stimoli culturali per i giovani – tendenzialmente squattrinati – ma che ai livelli più bassi continua a fare dell’anzianità un sinonimo assoluto di saggezza e capacità – questa è una gran cosa. Siamo o no nell’Italia dei politici rottamatori?
La grande novità, che ha richiamato nei musei statali più visitatori che in uno stadio per la finale di Champions League, è l’ingresso gratuito per tutti la prima domenica del mese e l’altro ieri è stata la prima delle prime domeniche – con un gioco di parole assolutamente cercato.
E com’è andata? Ovviamente un successo. Se c’è qualcosa di gratis, l’italiano arriva. Giustamente. In fondo sono luoghi preziosi che appartengono a tutti e poco importano le code kilometriche davanti agli Uffizi, al Colosseo: tutti abbiamo diritto a vedere queste “nostre” meraviglie.
Grande successo quindi, e tutti contenti – operatori museali a parte.
E a Torino com’è andata?
A Torino i musei statali sono pochi, anzi ce n’è solo uno ovvero Palazzo Reale; questa giungla di fondazioni, musei comunali o regionali, privati o solo parzialmente pubblici ma sicuramente non statali ha creato non poche tensioni. Ma che problema c’è? Tanto c’è l’abbonamento musei. E per chi non l’ha fatto, rimangono polemiche e lamentele, o semplicemente un tour per le istituzioni della città per capire dove si potesse entrare liberamente.
Ebbene – se in Italia per entrare in un museo o si paga o si sta fuori – in Piemonte non è così da anni e in un crescendo di adesioni – e di visitatori – la tessera musei è diventata un must, tanto da essere un fenomeno da esportazione – e da copiare.
Se il decreto Franceschini quindi – per quanto riguarda le nuove tariffe – sembra una rivoluzione in tutta Italia, lo è un po’ meno nella nostra regione.
Quello che diventa ora il vero problema da affrontare è la situazione del personale dei musei: spesso anziano e quindi poco propenso alle novità e tendenzialmente non particolarmente interessato al posto in cui lavorano.
E così cosa si fa?
Avanti al volontariato. Da una parte si pensa a valorizzare il patrimonio artistico incentivando gli italiani a vederlo e conoscerlo – l’idea più giusta, anche se servirebbe una rivoluzione culturale – dall’altra si pensa che bastino 4 volontari, magari in pensione, per tenere aperto un museo.
In questo modo si ritorna punto e capo: i giovani, entusiasti e che magari hanno studiato questi preziosi beni, fuori in coda e gli over 65 dentro al museo a custodirlo.
Ma che non ci venga in mente di dire che questo non è un Paese per vecchi.
Forse la vera rivoluzione sarebbe far entrare i giovani nei musei, a lavorare. E gli over 65 a fargli i complimenti. Ma per le rivoluzioni c’è sempre tempo.
Anche se sono gratis.
Giulia Copersito