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La passione del Re: Vittorio Emanuele II e la Bela Rosin

Da Alessandro Maldera

Marzo 12, 2014

Il principe era stato a caccia. Vittorio Emanuele II stava rientrando da una battuta dai boschi intorno al castello di Racconigi e la vide affacciata da un balcone. Se ne invaghì subito.

Lui aveva 27 anni, era sposato con una sua cugina e sarebbe divenuto il primo re d’Italia. Lei invece di anni ne aveva solo 14 ed era analfabeta

Ma nonostante la giovanissima età era dotata di una pienezza fisica che conturbava molto le tante voglie del sovrano.

Rosa Vercellana, d’umile estrazione, soprannominata in Piemontese “La Bela Rosin” abitava con la famiglia all’ombra del castello dei Savoia: suo papà era a capo del presidio delle guardie della tenuta.

Vale la pena spendere due parole su Giovanni Battista Vercellana.

Militare di carriera, ebbe addirittura l’onore di servire Napoleone nella Garde Impériale, la guarda imperiale, la guardia del corpo dell’imperatore, l’elite in armi della Grande Armée i cui reggimenti erano formati da uomini reclutati dal meglio degli eserciti d’Europa e che combattevano nelle battaglie in alta uniforme.

Giovanni, granatiere con il rango di porta aquila, si rifiutò però di seguire Bonaparte nel suo esilio all’Elba e con una nuova divisa giurò fedeltà a casa Savoia restaurata.

La passione del Re: Vittorio Emanuele II e la Bela Rosin Torino

Fu amore sincero tra la popolana e l’erede al trono

Iniziò clandestino, lontano dagli occhi di Carlo Alberto e delle corte pettegola: anche perché avere una relazione con una ragazzina sotto i 16 anni nel Regno di Sardegna era un reato grave, visto come rapimento d’innocente. Insomma, si doveva pur dar il buon esempio al popolo, mica si potevano emanare leggi severe e poi trasgredirle con leggerezza e lussurie.

Rosa fu invitata a trasferirsi in una dependance della Palazzina di Caccia di Stupinigi, l’alcova del peccato reale.

La moglie di Vittorio, che nel frattempo era diventato re dopo l’abdicazione di suo padre Carlo Alberto, era cornutissima, poveretta.

La regina di Sardegna Maria Adelaide d’ Asburgo-Lorena era magrolina, pallida, pia. L’opposto di Rosa dalle forme generose.

Quando Maria Adelaide si ritirava in preghiera, il marito ne approfittava per le sue fughe d’amore, dalla Bela Rosin o altre amanti o avventure mordi e fuggi in giro per il Piemonte, di cui andava ghiotto.

Soffrì in silenzio la Regina, di quello sposo donnaiolo e dai grandi appetiti di cappa e spada, ma che comunque la mise in cinta ben otto volte e che la assistette fino all’ultimo, tenendole la mano, durante i dolori atroci della malattia che la uccise.

Vittorio Emanuele II era un monarca sanguigno, valoroso, poco incline all’etichetta e detestava l’ufficialità del protocollo.

La caccia, i cavalli, le donne erano i suoi hobby

La passione del Re: Vittorio Emanuele II e la Bela Rosin Torino Castello di Racconigi Piemonte

La Vercellana fu dunque il suo rifugio dalle cerimonie, l’oasi di benessere semplice, quasi borghese, campagnolo ed erotico.

Il re odiava galà e ricevimenti. La sua idea di relax e di felicità era scappare a gambe levate dalla sua bella per andare a caccia e per farsi sollazzare con piatti di tajarin, agnolotti, cinghiale in civet e barolo.

La bela Rosin fu certo donna fortunata a diventare la favorita e le venne regalata la nobiltà con il titolo di contessa di Mirafiori e di Fontanafredda, terra di vini e selvaggina fumante.

Di sicuro però ci fu la grande ostilità della corte, dell’aristocrazia sabauda ovviamente bigotta e snob, dei ministri. Tra questi Cavour che la ostacolò senza successo perché il re se ne fregava, il re faceva quello che voleva, lui era il re!

Durò oltre 30 anni il loro affetto e nel 1869 Vittorio Emanuele II, malato e avendo paura di morire, decise di sposarla.

Il matrimonio fu morganatico, cioè nozze speciali, in cui due persone solitamente di due classi sociali agli antipodi, vanno all’altare senza però che i titoli e i diritti di lui si allarghino alla moglie.

Tradotto, Rosa non fu mai regina, ovvio.

Questa formula di matrimonio d’eccezione, in un’epoca di sposalizi per interesse, per discendenza, per ragion di stato e di cassa, appare come sincero, di vero e raro amore se esso esiste. E Vittorio e Rosa si amarono per davvero.

Cucina e sesso, passione e Piemonte, carne e sentimento.

Federico Mosso

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Alessandro Maldera

Giornalista, ha collaborato per molti anni con testate giornalistiche nazional e locali. Dal 2014 è il fondatore di mole24. Inoltre è docente di corsi di comunicazione web & marketing per enti e aziende