Palazzo Nuovo, amianto vecchio. Un ‘altra vittima.

Dopo qualche mese dalla notizia dell’inchiesta sui casi di amianto tra i lavoratori dell’Olivetti, viene decretata a Torino un’altra morte a causa degli effetti dannosi della sostanza. Si tratta di un uomo di 54 anni, morto qualche giorno fa per un mesotelioma, un tumore che in moltissimi casi è legato all’esposizione prolungata all’amianto. L’uomo è stato per molti anni un bibliotecario a Palazzo Nuovo, uno dei poli universitari più frequentati di Torino. Il sito, peraltro, non è nuovo ai casi di morti per amianto: infatti, sempre per un mesotelioma nel 2005 è morto Gianni Mombello, docente di Storia della Lingua Francese e nel 2012 Andrea Brero, ricercatore della Facoltà di Scienze Politiche. Di questa notizia, oltre al fatto che in questi anni continuino a moltiplicarsi i casi di tumori legati all’amianto, colpisce anche il fatto che sia legata ad un luogo frequentato assiduamente dagli studenti, anche se è noto l’uso di eternit nella costruzione di diversi edifici scolastici in tutta Italia, soprattutto negli anni ’60, periodo in cui è stato costruito anche Palazzo Nuovo, quando ancora era poco nota la pericolosità della sostanza. Nonostante l’edificio sia stato sottoposto a dei lavori di bonifica tra il 1999 e il 2003, data la presenza di amianto sia nei pannelli che rivestivano le pareti esterne del palazzo, sia nel tetto, è evidente il rischio a cui sono state sottoposti non solo gli studenti, ma anche tutte le persone che hanno lavorato per decine d’anni all’interno del polo universitario. I casi sono stati inseriti nell’inchiesta di Guariniello aperta anni fa sulla presenza di amianto nel sito universitario e stanno per essere avviate consulenze mediche e tecniche per chiarire la vicenda. Questa è un magro risultato se si considerano i dati sulla presenza di amianto in Piemonte: secondo un rapporto dell’Arpa, infatti, l’Anagrafe regionale dei siti contaminati contava, al 1 marzo 2013, 1397 siti, il cui 45% si trova nella provincia di Torino. Per più della metà dei siti presenti nell’area del capoluogo è stata avviato il processo di bonifica, che, anche se dimostra un impegno nel limitare i rischi futuri dei cittadini, non impedisce che ancora oggi ci siano ancora persone che purtroppo si trovano a pagare il prezzo della negligenza e della disinformazione passate, senza essere consapevoli del pericolo a cui erano esposte o, come nel caso di Palazzo Nuovo, avere ancora il nome di un colpevole. Erika Guerra