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Gramsci a Torino: la storia di un intellettuale rivoluzionario

Da Alessandro Maldera

Novembre 07, 2013

Antonio Gramsci è stato uno degli intellettuali più influenti del XX secolo. Nato ad Ales, un piccolo paesino della Sardegna, nel 1891, Gramsci si trasferì a Torino per studiare. Questo articolo ripercorrerà la storia del suo soggiorno a Torino, esplorando le sfide che ha affrontato, le sue passioni e il suo impatto duraturo sulla politica e la cultura italiana.

L’arrivo di Gramsci a Torino

Arrivato nel capoluogo del Piemonte nel 1912, Gramsci si trovò di fronte a una città in festa per l’anniversario dell’Unità d’Italia. Questo fasto doveva essere sorprendente per un ragazzo proveniente da un piccolo paesino sardo e da una vita familiare difficile. Sin da bambino, Gramsci era affetto da una grave malattia che gli impedì di iniziare la scuola elementare in tempo. Nonostante ciò, il giovane Antonio dimostrò tenacia e passione per la conoscenza.

Passione per la scrittura

Gramsci a Torino sviluppò una grande passione per la scrittura. Grazie alle sue eccellenti performance scolastiche, ottenne una borsa di studio per poveri meritevoli che gli permise di frequentare la facoltà di Lettere. Nonostante le difficoltà finanziarie, Gramsci non si lasciò scoraggiare e iniziò a collaborare con un quotidiano nazionale, gestendo successivamente la pagina piemontese. La sua passione per la scrittura e la politica lo portò a fondare il giornaleL’Ordine Nuovo“, diventando una voce importante per una parte dell’Italia.

Fondazione del Partito Comunista d’Italia

Durante il suo soggiorno a Torino, Gramsci si immerse nell’ambiente operaio e si impegnò attivamente nel movimento politico. Contribuì alla fondazione del Partito Comunista d’Italia nel 1921 e divenne un deputato nel 1924. Tuttavia, la sua attività politica attirò l’attenzione del regime fascista, che lo arrestò nel 1926 nonostante l’immunità parlamentare. Gramsci fu processato e imprigionato nel carcere di Turi fino al 1933.

Prigionia e i Quaderni del carcere

Durante la sua detenzione, Gramsci scrisse i famosi Quaderni del carcere, che sarebbero diventati un’opera fondamentale della teoria politica del Novecento. Questi scritti contengono riflessioni sul marxismo, la cultura, la politica e la società italiana. Nonostante le condizioni carcerarie avverse, Gramsci mantenne la sua lucidità e la sua passione per il pensiero critico. I suoi scritti sono diventati una pietra miliare per generazioni di intellettuali e attivisti.

Eredità

La vita e il lavoro di Antonio Gramsci hanno avuto un impatto duraturo sulla politica e la cultura italiana. Le sue idee sulla cultura, l’egemonia e la lotta di classe hanno influenzato generazioni di studiosi e attivisti. Gramsci ha contribuito a rinnovare l’interpretazione della società italiana e a delineare la specificità del comunismo gramsciano rispetto a quello sovietico. Anche se la sua vita è stata segnata dalla persecuzione e dalla prigionia, il suo spirito combattivo e il suo impegno per la giustizia sociale lo rendono un’icona del pensiero critico e della lotta per un mondo migliore.

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Alessandro Maldera

Giornalista, ha collaborato per molti anni con testate giornalistiche nazional e locali. Dal 2014 è il fondatore di mole24. Inoltre è docente di corsi di comunicazione web & marketing per enti e aziende