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29 Maggio 1985: la maledetta finale dell’Heysel

Da Alessandro Maldera

Maggio 29, 2015

29 Maggio 1985: la maledetta finale dell'Heysel Juventus Liverpool

29 Maggio 1985: la maledetta finale dell’Heysel

Il calcio è lo spettacolo più bello del mondo, o almeno così recitava un noto spot televisivo di qualche anno fa. Una tesi su cui si può certamente discutere, tuttavia oggi non ci occuperemo di verificare tale assioma; parleremo invece di una di quelle storie a cui si assiste quando il calcio travalica i confini dello sport. Quando il fervore del seguace fa dimenticare al tifoso che si tratta di un gioco e come tale andrebbe approcciato; quando ci si scorda che il termine “fede”, parlando di sport, è utilizzato in senso lato, e si perde la cognizione del fatto che a scendere in campo non sono dei ma solo uomini, sportivi, atleti… giocatori. Correva il 29 Maggio del 1985, e la Juventus si accingeva ad affrontare il Liverpool allo stadio Heysel in una finale di Coppa dei Campioni, quella che oggi è diventata la Champions League.

Un traguardo importante per ogni squadra, una di quelle notti che i tifosi sognano e che li fanno sognare quando si presentano.

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La tragica notte del Heysel

Il tifo organizzato juventino occupava un’intera curva dello stadio, coi settori M, N e O; dirimpettai erano gli spettatori inglesi che occupavano i settori Y e X della curva di fronte, mentre l’adiacente settore Z (sulla carta “neutrale”) era stato occupato da numerosi italiani, per lo più famiglie o persone lontane dal mondo ultrà, venute li allo stadio per conto loro.

Il fischio d’inizio era atteso alle 20.15.

29 Maggio 1985: la maledetta finale dell'Heysel Juventus Liverpool

Intorno alle 19.20 la tragedia: hooligans inglesi cominciarono a caricare contro le recinzioni che li separavano del settore Z, sfondando le reti. I tifosi che lo occupavano, impauriti, scapparono verso il lato opposto; alcuni si lanciarono dagli spalti, altri cercarono riparo verso il campo (finendo per essere colpiti dai manganelli della polizia belga che inizialmente la prese per un’invasione di campo non capendo la gravità di ciò che stava succedendo), altri ancora tentarono di scavalcare per trovare riparo nel settore confinate

. La maggior parte rimase ammassata contro il muro che finì per cedere rovinando su chi cercava di mettersi al sicuro.

A quel punto il panico era totale e alcuni spettatori finirono per essere calpestati da una folla terrorizzata.

29 Maggio 1985: la maledetta finale dell'Heysel

Nell’insensatezza di tutta la situazione le autorità della UEFA, in accordo con quelle Belghe, decisero di far comunque giocare la partita per motivi di ordine pubblico. Fischio d’inizio alle 21.40, vittoria della Juventus per 1 a 0.

Di motivi per discutere ce ne sono un’infinità: possiamo dire se era giusto o meno giocare, se l’ordine pubblico e la paura di alimentare ulteriormente una tragedia siano un motivo valido e sufficiente, possiamo parlare del fatto che il fallo da rigore su Boniek era probabilmente fuori area, possiamo storcere il naso sull’esultanza di Platinì sul goal, chiederci quanto i giocatori effettivamente sapessero di quello che era successo.

Ma importa davvero?

Quello che è storia sono i 39 morti (di cui 32 italiani) e le circa 600 persone ferite. E’ l’angoscia di amici e familiari delle persone che si trovavano li che sentivano dal telegiornale cosa stava succedendo, impossibiliti, in quella preistoria tecnologica dove i cellulari erano fantascienza, dal chiamare i propri cari per avere notizie.

Oggi, a oltre trent’anni dalla tragedia, si celebra nella Gran Madre una messa celebrativa alle 19.30, per ricordare quelle persone morte in un modo tanto assurdo.

A cui rivolgiamo un pensiero sincero, scevro da qualunque fede calcistica.

Daniele De Stefano

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Alessandro Maldera

Giornalista, ha collaborato per molti anni con testate giornalistiche nazional e locali. Dal 2014 è il fondatore di mole24. Inoltre è docente di corsi di comunicazione web & marketing per enti e aziende