Cohousing a Torino, il nuovo modo per vivere come una volta

Driiin.
“Chi è?”
“Ciao, sono Marta, la vicina del piano di sopra. Stasera p0tresti occuparti tu di fare la pizza per tutto il palazzo? Toccava a me, ma devo assolutamente preparare la festa di compleanno di domani per i figli di Covetto, Giangrando, Amusio, Karem e Zonial…”
“Ok, per me va bene, però promettimi che giovedì prossimo fai tu il bucato per la scala C”.
Conversazione tra pazze o tra donne con manie di grandezza? No, cohousing.
Il cohousing è la nuova frontiera del risparmio sociale, è arrivato in Italia da non più di 3 o 4 anni ed è il modo 2.0 di abitare condividendo spazi comuni e privati. I sostenitori del cohousing creano comunità residenziali in cui vivere spartendosi compiti, servizi e soprattutto tempo: si può decidere di creare un orto comune nel cortile di un palazzo, realizzare una sala comune da adibire a micronido o palestra condominiale, oppure istituire un servizio di bike/car sharing.
Tutto questo con la volontà imprescindibile di favorire un aumento delle relazioni interpersonali tra vicini di casa.
Tutto si decide e si fa insieme e, mentre nel mondo gli esperimenti di cohousing in atto hanno superato il migliaio, anche l’Italia inizia a sfruttare questa opportunità con Torino a dare il buon esempio, come sempre succede in fatto di innovazioni.
L’associazione CoAbitare gestisce attualmente 4 progetti: Numero Zero, una palazzina ottocentesca di 4 piani in piena Porta Palazzo da ristrutturare secondo i canoni del cohousing per offrire un’esperienza di vita diversa dal normale; Via Perugia, un’opportunità offerta da un’importante impresa torinese che realizzerà spazi comuni all’interno della riqualificazione di un vecchio opificio; Confini Comuni nasce invece dalla volontà di un gruppo di persone di sfuggire all’isolamento tipico delle grandi città e riscoprire la vita insieme.
Con il contributo di tutti si sta progettando il futuro in una sede da definire fra San Raffaele Cimena o Rivalba; e per finire Vicini+Vicini, un ciclo di incontri per spiegare la filosofia alla base dell’associazione e come realizzare praticamente questi piani abitativi.
Un altro esperimento sicuramente riuscito è Sharing, un albergo sociale ricavato in una vecchia sede delle Poste nel quartiere Pietra Alta, che mette a disposizione 58 camere a prezzi ridotti e 122 unità residenziali a prezzi calmierati. Per intenderci, un trilocale con tre posti letto può costare meno di 430€ al mese, un monolocale circa 195€. Cifre ridicole se rapportate ad un qualsiasi affitto, ma rese ancora più modeste se consideriamo che ogni appartamento è completamente arredato, è raggiunto dal wi-fi gratuito e gli ospiti possono usufruire di sale comuni, sale relax e servizi commerciali (ristorante, bar, lavanderia automatica, bio market), poliambulatorio, microcredito, banca del tempo, car sharing e bike sharing.
Le tariffe calmierate per gli alloggi sono riservate esclusivamente a persone con reddito lordo annuo sino a 12.000 euro o fino a 20mila se disabili, immigrati, over 65 o separati con figli a carico e gli ospiti possono scegliere di dimorarvi per 6, 12 mesi o con altre formule a scadenza più breve. Sharing è operativo dal 2011 e ha già accolto quasi 10.000 tra studenti, lavoratori in trasferta o persone in situazione di emergenza abitativa, togliendo qualche gatta da pelare anche al Comune stesso.
La società che gestisce albergo e alloggi ha ora in mente di replicare il successo ottenuto restaurando l’antica cascina Fossata in zona Torino nord e proponendo altri appartamenti e servizi di housing sociale temporaneo.
Marco Parella