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La droga logora chi non ce l’ha

Da Alessandro Maldera

Maggio 07, 2013

zone spaccio droga Torino

Una siringa, un buco, due ore in cui la vita scorre più veloce, più intensa, più colorata. Poi il “down”, il corpo che ne pretende ancora e allora, con le dita che tremano, la salvifica telefonata al pusher “Quanto ci metti ad arrivare?”. Eccolo! È un ragazzino di 15 anni in bici o forse un cameriere di uno dei locali più in voga del momento, una ragazza giovane e carina che ti rigurgita in mano un ovulo da 50€ oppure il rampollo di una famiglia “bene” che ha deciso che essere ricco e riverito non gli basta e vuole arrotondare la paghetta del papi marginando sulla vita di tossicomani e consumatori occasionali.

La consegna della merce, spesso una bustina termosaldata, in cambio di qualche banconota stropicciata è fulminea, un movimento appena accennato in pieno giorno dietro una colonna di piazza Vittorio o sotto il ponte Mosca, ma di sicuro non è solo più quell’agire furtivo e sospettoso della notte che fa parte dell’immaginario comune.

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I corrieri della droga arrivano da lontano, dalla Colombia o dal Medio Oriente, fanno tappa nella classica Amsterdam o nelle terre più esotiche della Turchia e, via treno o aereo, raggiungono l’Italia e la sua porta privilegiata, Torino.

Cocaina, eroina, hashish, lsd o le nuove droghe sintetiche, non fa differenza, la grande rete criminale mondiale si è innovata molto con il passare degli anni e le mafie di ogni nazione hanno capito che non è più possibile “istituzionalizzare” grandi aree per lo spaccio, com’era fino al 2006 “Tossic Park” in riva alla Stura.

Ora è più sicuro allungare molteplici tentacoli in diverse zone cittadine, diversificare, stratificare il passaggio di consegne in vari livelli per ridurre il rischio di essere beccati. Gli spacciatori del 2013 sono degli insospettabili, volti sfuggenti, incensurati membri della classe media o stranieri clandestini che non hanno altra scelta se non quella di vendere la “bamba” ai ragazzini.

La droga logora chi non ce l'ha
La droga logora chi non ce l’ha

A Torino la mappa dello spaccio è molto cambiata dai primi anni ’70 quando le zone calde erano quelle degli immigrati dal Sud, i quartieri di Vallette, Falchera o Mirafiori.

Ora la maggior parte dei pusher si trova nelle circoscrizioni a nord, in corso Principe Oddone, in via Terni o via Stradella o ancora a Madonna di Campagna.

Altri luoghi noti per reperire un po’ di sballo in polvere sono il parco della Pellerina, San Salvario e poi, immancabile, Porta Palazzo dove, a pochi passi dai banchi di frutta e verdura, si possono acquistare anche armi, capi d’abbigliamento contraffatti e bici rubate.

Soldi facili, come quelli che vanno a finire nelle tasche degli spacciatori di via Ormea, veri contenitori umani di ovuli pronti alla vendita, potenziali killer di se stessi al primo colpo di tosse.

I Murazzi e piazza Vittorio Veneto sono poi il luogo perfetto per chi non si accontenta di un drink e una serata con gli amici, ma ha bisogno di un’integrazione di felicità chimica.

Un grammo di cocaina può bastare per quattro o cinque “strisce” e ogni dose che il pusher o magari il padrone di un locale mette in mano ad un cliente gli frutta dai 50 ai 70 euro.

Lo sanno i Vigili e le Forze dell’Ordine che pattugliano le nostre strade, ma spesso sembrano più interessati a fare le multe alle auto in sosta vietata piuttosto che combattere un giro di sostanze illecite talmente palese da sembrare irrisorio.

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D’altronde, come dicevamo, le organizzazioni criminali che detengono l’oligopolio sulle sostanze stupefacenti nella nostra città hanno ben chiare le contromosse in caso di eccessiva pressione da parte delle Autorità: come già successo in occasione dell’arrivo degli Alpini per pattugliare Parco Stura in occasione delle Olimpiadi, la soluzione è diventare invisibili, fluidi e malleabili come un ruscello.

Dal primo momento in cui l’Esercito mise piede tra quegli arbusti ispidi e quei prati incolti che per molti erano diventati una narco-casa all’aperto, gli arresti furono poche decine.

Qualche tossicodipendente incorreggibile, qualche pesce piccolo, mai un emissario di rilievo, un rappresentante di quel cartello che stava avvelenando l’oasi cittadina.

alla sera stessa, però, c’era già gente che si bucava in via Bologna e alle fermate del 4 gli spacciatori aspettavano con diabolica calma i nuovi clienti.

Loro sanno che ci saranno sempre anime deboli in ogni quartiere, pronte ad essere inghiottite ancora ed ancora dall’inferno della droga.

Marco Parella

(Foto di A.Maldera)

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Alessandro Maldera

Giornalista, ha collaborato per molti anni con testate giornalistiche nazional e locali. Dal 2014 è il fondatore di mole24. Inoltre è docente di corsi di comunicazione web & marketing per enti e aziende