Galup e Streglio: quando in Piemonte si producevano “cose buone”

La Streglio non è più piemontese, ma è ancora italiana. La ditta dolciaria, fondata nel quartiere Cenisia di Torino nel 1924 da Pietro Arturo Streglio e stabilitasi a None nel dopoguerra, cambia ancora una volta proprietario, sperando in una sistemazione definitiva per i più di 100 dipendenti e in un rilancio generale, nonostante i tempi difficili.
Ad acquistare il marchio, noto in tutta Italia per la qualità dei suoi gianduiotti (tra i migliori di produzione industriale) e della sua pralineria di cioccolato, è stato il bresciano ,classe ’55, Franco Ghirardini.
Ghirardini non nasce come imprenditore esclusivamente alimentare: al commercio di liquori unisce alcune attività nel ramo dell’edilizia e del trading. Ora rileva la fabbrica di golosità della provincia torinese dal cuneese Antonio Livio Costamagna (anch’egli, non un esperto del settore – data la sua storia industriale di fondatore della V2 Elettronica di Racconigi, specializzata in domotica e automazione).
Ed è sicuramente un bene, al di là dei regionalismi e dei campanilismi, che i fondi e le risorse per rilanciare un marchio non in ottima salute siano rinvenute all’interno dei confini italiani: tali investimenti mirano a rilanciare non solo il marchio ma anche il prodotto, tanto su scala nazionale quanto nell’esportazione all’estero delle eccellenze culinarie nostrane. La strada individuata è la diversificazione del prodotto: più varietà, riconoscibilità globale del marchio, migliore competitività generale.

Sorte ben diversa è toccata alla Galup, industria pinerolese famosa per i panettoni bassi glassati alla nocciola. I suoi dodici dipendenti (niente a che vedere con i sessanta fissi più altri stagionali, come accadeva alcuni decenni fa) sono stati messi definitivamente in mobilità, mentre l’azienda ha cessato la produzione il primo di ottobre (fonte: Linkiesta), travolta da un ribasso del mercato pari all’11% e messa in liquidazione dai primi di settembre.
Ai microfoni de Linkiesta, il liquidatore Vincenzo Orlando ha provato (con difficoltà) a dare un soffio di ottimismo: “Dal punto di vista patrimoniale l’azienda è solida. Il valore dello stabilimento, di proprietà della famiglia, si aggira intorno ai 5 milioni di euro. Quello del marchio supera il milione. Una cifra in grado di coprire ampiamente i debiti. Ma è difficile affermare che la Galup tornerà a fare panettoni: il nostro obiettivo è far sopravvivere il marchio”.
Umberto Mangiardi