“Torino on the move … barocca”

Tutti i giorni corriamo o passeggiamo, guidiamo o pedaliamo per Torino.
I nostri occhi sono abituati alla ripetizione continua di portici, all’alternarsi di grandi viali, vie strette e pedonali.
Ci orientiamo per linee perpendicolari e parallele per poi ritrovarci spaesati in città diverse dalla nostra, rimpiangendo la struttura ordinata del nostro centro cittadino.
Ma ci siamo mai chiesti come, quando e da chi sono state pensate e realizzate?
Amiamo l’aspetto razionale e unitario dell’urbanistica di Torino ma sappiamo com’è stata concepita quando si trasformava da città militare a capitale del ducato sabaudo?
Augusta Taurinorum, come ci è stato insegnato a scuola, era un piccolo villaggio romano e si estendeva sull’area che oggi noi conosciamo come Quadrilatero Romano fino all’attuale piazza Castello.
Quella era Torino, tutto il resto è arrivato molto tempo dopo.
Nel Cinquecento la popolazione cresceva ed era congestionata all’interno delle mura romane delle quali rimangono testimonianza le porte Palatine e i resti archeologici vicini al Duomo: era uno spazio troppo piccolo.
Era necessario un ampliamento.
Nel 1563, il duca Emanuele Filiberto aveva scelto di trasferire la capitale da Chambéry a Torino procedendo alla costruzione della nuova Cittadella, conclusa nel 1566, con un ampliamento di ispirazione strategico- militare.
Grazie alla nuova funzione governativa della città, all’accrescersi della popolazione e alla necessità della famiglia Savoia di dar prestigio alla nuova capitale, si avvia un progetto coerente di abbellimenti, guidato dal duca Carlo Emanuele I.
Il primo passo è la trasformazione di piazza Castello la quale, grazie all’intuizione di Ascanio Vitozzi, diventa l’esempio per i successivi interventi con porticati e facciate continue.
Siamo nel 1612.
Inizia cosi un percorso di vero e proprio ampliamento scandito in tre momenti che vede in piazza Castello il fulcro del progetto.

Il primo rivolto, nel 1619, verso sud: su progetto di Carlo di Castellamonte, caratterizzato dalla via Nuova (l’attuale via Roma), si collega la rinnovata piazza Castello con la porta Nuova della città e la relativa costruzione delle piazze San Carlo e Carlo Felice.
Il secondo, nel 1673, che vede nascere dalla matita di Amedeo di Castellamonte l’ampliamento verso il Po con l’omonima via e l’innesto, sull’asse, di quella da noi tutti conosciuta come Piazza Carlina.
E con l’inizio del Settecento, il terzo ampliamento studiato da Filippo Juvarra con interventi di fortificazione e viari degni di nota in direzione di Porta Susina (Porta Susa) e verso Porta Palazzo in direzione nord.
Il tutto seguendo un percorso coerente e lineare, scandito dal desiderio dei sovrani e realizzato dagli architetti di corte.
Un “lavoro di squadra”, un ideale ereditato di anno in anno per cui ancora oggi ringraziamo.
E questo è stato solo l’inizio.
Nei prossimi giorni, sorseggiando un aperitivo in Piazza San Carlo, prendendo un treno a Porta Susa o mangiando un gelato camminando sotto i portici, proviamo a pensare ad una Torino “on the move” qualche secolo prima di noi.
G.C.