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Gustavo Rol: sensitivo di Torino, mago e indovino

Da Alessandro Maldera

Ottobre 12, 2011

Gustavo Rol sensitivo di Torino, mago e indovino

Originario di San Secondo di Pinerolo, Rol nasce all’inizio del secolo  e terminati gli studi universitari attraversa  un lungo periodo di depressione che lo porta a rinchiudersi in un convento.

Ma successivamente aiutato dalla madre torna a vita laica e la sua fama si diffonde.

Lo hanno definito sensitivo, medium, mago e  indovino, ma lui non ha mai voluto essere incluso in una di queste categorie e non si riteneva appartenente al mondo della parapsicologia.

Si poteva definire piuttosto un  maestro spirituale, sosteneva  che tutto cio’ che faceva venisse dal cielo per il fine di confermare la presenza di Dio.

Rol si puo’ identificare come l’ultimo esemplare di maestro spirituale.

Viaggi nel tempo, telecinesi, telepatia, veggenza selettiva, proiezione a distanza, pittura a distanza queste e altre le “possibilità”: così chiamava Rol le sue capacità che portavano al compiersi di eventi inspiegabili.

Non dimentichiamo che oltre a tutti gli eventi spontanei Rol fece svariati esperimenti che si spingevano al confine con il metafisico per , come lo stesso sottolineava , “aiutarmi a riconoscere e codificare queste mie sensazioni che sono certo ogni uomo possiede, e sarà la Scienza stessa a rivelare queste facoltà e promuoverle in tutti gli uomini”.

Spesso per questi esperimenti egli utilizzava le carte da gioco e  per questo alcuni avevano sostenuto che facesse della prestidigitazione.

In realtà si trattava di veri e propri esperimenti

Molti degli eventi “paranormali” vengono raccontati da persone autorevoli: Enzo Biagi, Dino Buzzati e Federico Fellini descrivono l’amico Rol nei loro scritti.

Ecco il racconto di una serata tipo a casa di Rol vissuta da Remo Lugli:

«Le serate si dividevano di solito in due parti: prima una chiacchierata, poi gli esperimenti. Si discorreva almeno per un’ora; ed era soprattutto Rol che impostava la conversazione affrontando un tema o filosofico o di attualità. Oppure ricordava gli anni della gioventù(…) Ma c’erano anche serate in cui gli piaceva scherzare, dimenticava i discorsi seri e si metteva a raccontare barzellette.

E sapeva essere molto divertente. A un certo punto, in genere verso le 23, finiva la prima parte della serata. Rol proponeva di lasciare le poltrone e si passava al tavolo, che era sempre coperto da un panno verde, il suo colore preferito, quello che gli aveva dato ispirazione nei suoi primi esperimenti. (…) L’atmosfera, diciamo paranormale, si scaldava con le carte. Davanti a lui erano allineati non meno di otto mazzi da poker, ognuno con il dorso di colore e disegno diverso, quasi sempre nuovissimi perché l’intenso uso li deteriorava facilmente, oppure erano da conservare perché diventati “testimoni” di un particolare esperimento con una o più scritture apparse tra i semi senza il diretto intervento suo. Poteva capitare che, di fronte a un mazzo ancora avvolto nel cellophan, avesse l’estro di far partire la serata proprio da quello: stabilita una carta, sulla omologa racchiusa faceva comparire un proprio segno di matita lasciando l’involucro intatto e senza toccarlo. (…) I mazzi li maneggiava poco, li faceva sempre mescolare e alzare ai presenti. (…) Gli esperimenti di Rol con le carte da gioco – erano esperimenti e non «giochi», questo bisognava ben rammentarlo – venivano fatti a volte in sequenza rapida come una esplosione pirotecnica. Bellissimi, eleganti, a vederli si restava stupiti ma al tempo stesso con la sensazione che fosse una cosa naturale, facile. Ad esempio: faceva mescolare sette mazzi di carte e da un ottavo mazzo faceva scegliere una carta, poniamo il sette di picche.

Passava una mano sul dorso dei sette mazzi allineati e poi scopriva di ognuno la prima carta: erano tutte sette di picche! Oppure: posava sul tavolo un mazzo aperto a ventaglio con il dorso in alto e il suo indice gli scorreva sopra, ad arco, come una lancetta d’orologio. “Datemi l’alt” diceva. Allo stop, il dito si abbassava sulla carta sottostante che veniva estratta. Era, poniamo, il tre di fiori. Davanti a lui erano allineati sette mazzi tutti preventivamente mischiati, tutti con le figure coperte. Ne prendeva uno e con un gesto rapido lo lanciava sul piano del tavolo in modo che le carte si distendessero allineate lungo una retta. Risultavano tutte col dorso, eccetto una che presentava la figura: ed era il tre di fiori. Non si erano ancora spente le esclamazioni di meraviglia dei presenti, che Rol lanciava ad uno ad uno gli altri sei mazzi e tutte le file si allineavano mettendo in mostra ognuna una carta girata: il tre di fiori»

Gustavo Rol, il sensitivo di Torino

Oltre ai piu’ noti esperimenti descritti su libri e in rete  ho avuto la possibilità di ascoltare alcuni eventi raccontati da un’amica che da piccola viveva sul medesimo pianerottolo di Rol.

Per la famiglia era un caro amico e spesso i suoi genitori hanno partecipato ai famosi esperimenti di cui ho accennato prima, ma alcuni piccoli aneddoti di particolari eventi vissuti dai singoli soggetti mi hanno molto colpito.

Spesso da bambina, questa mia amica, tornando da scuola incontrando Rol per le scale si ritrovava “materializzate” nel proprio marsupio una manciata di caramelle.

E oggi racconta questi episodi con stupore in quanto tutto accadeva in pochi secondi e senza che avesse alcun tipo di contatto con lui.

Questi e altri eventi inspiegabili si sono verificati nella lunga vita di questo personaggio che ha sempre lasciato un alone di mistero per le vie della città di Torino.

C. Pansoya

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Alessandro Maldera

Giornalista, ha collaborato per molti anni con testate giornalistiche nazional e locali. Dal 2014 è il fondatore di mole24. Inoltre è docente di corsi di comunicazione web & marketing per enti e aziende