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Parafrasando Goya, il sonno dell’urbanista crea mostri

Da Alessandro Maldera

Settembre 26, 2011

Guido Montanari, architetto, ricercatore presso il Politecnico di Torino e docente di storia dell’architettura, è fra i primi dieci firmatari del comitato “Non grattiamo il cielo” di Torino.

Ritiene necessario un grattacielo a Torino?

Non nei pressi del centro. Dal punto di vista puramente architettonico, una struttura che si vedrebbe addirittura da Porta Nuova stonerebbe con il resto del paesaggio. Manca a Torino un vero disegno urbano, proprio per questo anche il posizionamento del nuovo grattacielo appare frutto di casualità.

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Ma la costruzione del nuovo grattacielo avviene in una fase di notevoli modifiche urbanistiche in città.

Le architetture delle nuove edificazioni, ex-Materferro, ex-Nebiolo, Spina 3 le principali, hanno provocato proteste accorate e appaiono dettate da un’esigenza di mera speculazione. Servono zone verdi, servizi sociali, non questa nuova cementificazione. Proprio la costruzione del grattacielo potrebbe innescare un processo di ulteriore intensificarsi delle densità urbane, quindi maggiore difficoltà a realizzare servizi sociali già adesso carenti.

Stiamo attraversando una fase di modernizzazione?

Il punto è questo: bisogna iniziare a pensare il futuro dalla parte dei cittadini e impedire che con il pretesto della “modernizzazione” si continui un processo di snaturamento del patrimonio storico e paesaggistico e di peggioramento dei parametri vitali, come dimostra la situazione delle micro-polveri legate all’aumento del traffico automobilistico.

Anche il grattacielo in effetti può essere un attrattore di automobili?

Non solo. Dal punto di vista ecologico ed energetico il grattacielo rappresenta uno sperpero: tutti i grattacieli sono il massimo dello spreco energetico.

grattacielo San Paolo di Torino

La valutazione quindi è negativa su tutti i fronti?

Da storico dell’architettura e della città, dico che Torino ha costruito edifici alti in tre precise epoche: quella del fascismo, con la “Torre Littoria” in piazza Castello; quella dell’assenza dei piani regolatori nel dopoguerra, con i piccoli, ma deturpanti grattacieli in centro; quella della deindustrializzazione degli anni Novanta, con le torri di Spina 3. Inquietante scoprire come la costante di queste tre epoche poco brillanti sia la costruzione di un grattacielo. Forse, parafrasando Goya, il sonno dell’urbanista genera mostri. 

Ma il grattacielo Sanpaolo non può diventare un simbolo come la Mole Antonelliana? 

C’è da dire che in effetti c’erano state polemiche anche per la costruzione della Mole. La Mole Antonelliana però è un’altra cosa, è una guglia, non un gigantesco parallelepipedo. Renzo Piano rappresenta una multinazionale che costruisce grattacieli in serie, tutti uguali. Ma nessuno si è chiesto se quel tipo di struttura vada bene per Torino, e soprattutto per il centro di Torino. A differenza della Mole Antonelliana, come ho detto, le torri finora costruite in città non hanno rappresentato nulla di positivo.

La Redazione di Mole 24

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Alessandro Maldera

Giornalista, ha collaborato per molti anni con testate giornalistiche nazional e locali. Dal 2014 è il fondatore di mole24. Inoltre è docente di corsi di comunicazione web & marketing per enti e aziende