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Famedio: spreco o risorsa per la memoria?

Da Alessandro Maldera

Gennaio 20, 2014

Qualche tempo fa, dopo un 2013 tristemente ricco di morti celebri (Jannacci, Melato, Missoni…), in occasione della festività dei morti, la città di Milano decise di iscrivere alcuni personaggi nella lista del Famedio del Monumentale di Milano.

Azione lodevole, che ha il pregio di sottolineare solennemente il rispetto che una città, ed un Paese, hanno per le coloro che in vita di hanno dato lustro con le proprie opere, o con i propri atti eroici, all’Italia. E difatti, le principali città italiane, e del mondo, possiedono una struttura simile al Famedio, forse più conosciuta in alcuni casi con il nome di Pantheon (si pensi a Roma, o a Parigi, solo per citare le più famose) che con il termine “famedio”, nato a fine ‘800 e che letteralmente significa “tempio della fama”.

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Il Famedio di Milano
Il Famedio di Milano

Tra queste città non si può tuttavia annoverare Torino, che pur mantenendo un Cimitero Monumentale in ottime condizioni, ed avendo fatto successivamente una più che efficace campagna di riqualifica, a partire dagli anni ’90 del secolo scorso, rinunciò ad una serie di progetti presentati per la realizzazione di uno spazio dal doppio uso, sia come mausoleo per i defunti illustri che come museo delle arti cimiteriali (come l’etichetta esige venga definito).

Benché il tema non sia sicuramente critico, visto che l’area cimiteriale è ben mantenuta nella parte monumentale, e quindi non necessiti nell’immediato di una riqualificazione, viene da chiedersi il perché della mancanza di un luogo dedicato sia alle “celebrità”, sia alle citate arti cimiteriali.

Il progetto per un Famedio a Torino, mai realizzato
Il progetto per un Famedio a Torino, mai realizzato

Lo scopo non sarebbe – solo – dare un contributo da parte della prima capitale d’Italia a chi come detto ha onorato il nostro Paese, ma anche un modo per far conoscere personaggi oggi meno noti non solo ai turisti, ma anche a noi Torinesi.

Sul lungo periodo, poi, sarebbe anche un modo per salvare opere e memorie che un domani rischierebbero di sparire: se non si può che plaudire all’idea di mettere sul mercato le cappelle del settore monumentale oggi abbandonate, sub condicione di non cancellare il nome dei residenti “originali”, in modo da raccogliere fondi, è anche vero che un patrimonio del genere non può sopravvivere solo sacrificandone la parte “meno nobile” (difficilmente sarà venduta una tomba Durio, o la Brayda…); è purtroppo ben vivo negli occhi il ricordo di come una carenza di fondi –  e di volontà – abbia portato a situazioni critiche altri monumentali, come Staglieno a Genova.

Famedio: spreco o risorsa?
Il cimitero monumentale di Staglieno (GE)

Purtroppo un tema simile è uno di quegli spunti che, non rappresentando una criticità, vengono tralasciati; ma meriterebbe di essere valutato e pianificato nel tempo, per avere risultati duraturi e strutturali.

Più di 20 anni fa l’assessore Lodi ebbe la lungimiranza di riqualificare e far riscoprire il Monumentale di Torino con il rispetto che si addice al tipo di luogo; chissà che quella lungimiranza e quel rispetto, che la gestione attuale pare mantenere, non portino a valutare anche un progetto simile.

 V.

 

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Alessandro Maldera

Giornalista, ha collaborato per molti anni con testate giornalistiche nazional e locali. Dal 2014 è il fondatore di mole24. Inoltre è docente di corsi di comunicazione web & marketing per enti e aziende