Mole24 Logo Mole24
Home » Storia » Maurizio Minghella: anatomia di un serial killer

Maurizio Minghella: anatomia di un serial killer

Da Alessandro Maldera

Dicembre 03, 2012

Maurizio Minghella serial killer

131 anni di carcere da scontare, 15 omicidi di donne, un Q.I. di soli 70 punti. Questi sono solo alcuni dei numeri di Maurizio Minghella, nato il 16 luglio 1958 ed uno dei più efferati omicidi seriali italiani. Un uomo che ha macchiato di sangue le strade di Genova e di Torino.

Minghella nasce Genova in una famiglia segnata da diversi problemi.

Quando ha sei anni vive il trauma della separazione dei genitori e la madre sarà costretta a crescere da sola i 5 figli.

La donna inizierà dopo qualche tempo una nuova convivenza, ma il compagno sarà un uomo violento che picchierà l’intera famiglia, creando la prima vera scintilla dell’odio nella mente del piccolo Minghella: «Era un alcolizzato e ci menava di brutto.

Lo detestavo parecchio, sovente ho sognato di ucciderlo, stringendogli una corda al collo da dietro le spalle»

Maurizio Minghella serial killer
Maurizio Minghella

Il mondo della scuola per Maurizio Minghella assumerà toni da incubo. Frequenterà la scuola senza riuscire a superare la seconda elementare, e a 12 anni sarà ancora studente di prima elementare. Qui si dimostrerà un bambino violento e cercherà più volte di strozzare i compagni.

Abbandonati gli studi farà convivere lavori saltuari ad una carriera da piccolo criminale, durante la quale ruberà spesso automobili e motociclette. Se dal punto di vista dell’apprendimento e della carriera non brillerà mai, nel campo delle conquiste femminili riscuoterà diverso successo, guadagnandosi il soprannome di “Travoltino della val Polcevera”.

Sembra che gli episodi traumatici siano attratti da Minghella come da una calamita e arriverà un altro duro colpo con la morte del fratello in un incidente motociclistico.

Come affermerà lo psichiatra che lo avrà in cura qualche anno dopo: «Da questo episodio Minghella comincerà a sviluppare una morbosa attrazione per i morti, specialmente di giovane età».

Dopo essere stato esonerato dal servizio di leva per disturbi psichici, sposerà la quindicenne Rosa Manfredi che già a quell’età aveva una storia di dipendenza da psicofarmaci.

Il matrimonio, durante il quale Minghella andrà regolarmente a prostitute, finirà presto con la morte della ragazza, stroncata da una overdose da farmaci dopo un aborto spontaneo, cosa che scaverà ulteriormente la delicata psiche dell’uomo.

Come un fulmine a ciel sereno, Maurizio commette il primo omicidio della sua vita in modo violentissimo e agghiacciante.

Maurizio Minghella serial killer
Maurizio Minghella serial killer

Il 18 aprile 1978 ucciderà a Genova la prostituta ventenne Anna Pagano e abbandonerà il corpo con la testa fracassata ed una penna conficcata nell’ano.

L’assassino cercherà invano di depistare le indagini scrivendo “Brigate Rose” anziché “Brigate Rosse” sul corpo della vittima, commettendo così un errore clamoroso.

L’8 luglio è il turno di Giuseppina Jerardi, uccisa con le stesse modalità, il cui corpo verrà rinvenuto in un’auto rubata e abbandonata. Il 18 luglio ucciderà Maria Catena “Tina” Alba di 14 anni, trovata a Valbrevenna nuda il giorno successivo, legata con una specie di garrota ad un albero.

Il 22 agosto morirà Maria Strambelli di 21 anni, commessa di origine barese, ritrovata a 3 giorni dalla scomparsa nella periferia di Genova.

L’ultimo capitolo di questa oscura sequela si scriverà il 28 novembre, con la violenza e lo strangolamento di Wanda Scerra di 19 anni, ritrovata nella scarpata che costeggia la ferrovia Genova-Milano nei pressi di Genova.

La serie di omicidi verrà interrotta con l’arresto di Minghella nella notte tra il 5 e il 6 dicembre. Verranno confessati l’assassinio Strambelli e Scerra, ma non gli altri.

Sarà una perizia calligrafica basata sul tentativo di depistaggio ritrovato sul corpo di Anna Pagano ad inchiodarlo. Sia la scrittura che la penna usata per sodomizzare la vittima ricondurranno a Minghella.

Per l’omicidio di Tina Alba ci si baserà invece su un paio di occhiali rinvenuti sulla scena del crimine. Il 3 aprile 1981 verrà condannato dalla Corte d’Assise di Genova all’ergastolo per i 5 omicidi.

In carcere si proclamerà innocente e nel 1995, a 37 anni, otterrà la semilibertà e verrà trasferito al carcere delle Vallette di Torino.

Farà parte della comunità di recupero di don CIOTTI, in una delle cooperative del Gruppo Abele dove lavorerà come falegname dalle 17 alle 22.

La voglia di uccidere però non sarà mai sfamata: a marzo ‘97 comincerà la nuova serie di omicidi torinesi.

A morire sarà la prostituta cinquantatreenne Loredana Maccario.

Teatro del crimine, la casa della donna in via Principe Tommaso nel quartiere San Salvario.

A maggio strangolerà con il laccio di una tuta da ginnastica a Caselette la prostituta marocchina di 27 anni Fatima H’Didou dopo averla picchiata e violentata.

La prostituta tarantina Cosima Guido detta “Gina” di 67 anni, verrà strangolata con un foulard il 30 gennaio ’99 nella sua abitazione di piazza IV marzo, sempre in San Salvario a Torino.

Qui verranno trovate tracce biologiche del killer su un pezzo di carta assorbente nella cucina della casa.

L’ultimo omicidio si consumerà tra il 16 e il 17 febbraio 2001. Florentina “Tina” Motoc di 20 anni, verrà percossa a morte e l’assassino tenterà poi di dare fuoco ai suoi vestiti. L’incubo finisce grazie alle tracce di DNA, alle impronte complete o parziali ritrovate nei luoghi dei delitti a alle modalità simili degli omicidi, senza tralasciare la fascia oraria in cui sono avvenuti: tutti dopo le 17.

Minghella sarà arrestato il 7 marzo 2001 e nella sua abitazione saranno trovati i cellulari delle vittime con il numero di matricola cancellato. Maurizio Minghella verrà condotto al carcere delle Vallette, da cui cercherà persino di evadere nella primavera 2001 fuggendo dalla lavanderia. Due anni dopo, il 2 gennaio si farà ricoverare per presunti dolori al petto e al braccio nel pronto soccorso del carcere, ma nel pomeriggio riuscirà a fuggire e prendere un treno alla stazione di Torino Porta Nuova.

Arriverà a Biella, ma sarà arrestato alle 22 dello stesso giorno. Il 4 aprile 2003, la Corte d’Assise di Torino lo condanna all’ergastolo per l’omicidio della Motoc e a 30 anni di carcere per gli omicidi di Cosima Guido e Fatima H’Didou. Nonostante sia sospettato di 10 omicidi verrà quindi condannato solo per 4 di essi.

Oggi Minghella è rinchiuso in isolamento nel carcere di Poggioreale a Napoli e la sua storia è ancora adesso uno dei più atroci esempi di serial killers italiani e mondiali.

Michele Albera

Alessandro Maldera Avatar

Alessandro Maldera

Giornalista, ha collaborato per molti anni con testate giornalistiche nazional e locali. Dal 2014 è il fondatore di mole24. Inoltre è docente di corsi di comunicazione web & marketing per enti e aziende