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Il grissino che salvò Torino e le altre invenzioni made in TO

Da Alessandro Maldera

Settembre 29, 2011

Il grissino che salvò Torino e le altre invenzioni made in TO

A spulciare le “invenzioni” che hanno visto la luce nella nostra città, ad esempio il grissino che salvò Torino, si rimane stupiti.

Non ci credete? Vi basti un elenco: i grissini, il vermouth, lo spumante italiano, i gianduiotti, i marron glacé (ma li rivendica anche Cuneo), lo zabaione.

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Ma la prima invenzione proveniente da Augusta Taurinorum era dedicata, più che alla cena, al dopocena. Siamo attorno al 1090, e nei trincòt (italianizzabile in “trincotti”, le osterie dell’epoca) inizia a circolare un gioco di carte che verrà poi definito col nome di Tarocchi.

Nulla a che vedere con i loro omologhi medioevali, nati in Francia nel 1400 e poi importati in Italia sempre attraverso il Piemonte.

Ma comunque un gioco a quattro semi cui si affiancava un quinto tipo di carte, appunto i Tarocchi.

Nessun manuale d’uso è sopravvissuto, ma la tradizione tarocchistica è pervenuta fino ai giorni nostri, sia nella variante classica a 78 carte, sia nelle versioni “castrate” (si chiamano proprio così) a 62 carte.

Ma la tradizione torinese purissima prevede il gioco dei Mitigati, una variante ancora più complicata del gioco.

Ma dicevamo della buona tavola, e parlavamo di medici e farmacisti: nel 1675 il giovanissimo Duca Vittorio Amedeo II era già succeduto al padre Carlo Emanuele II a soli 9 anni.

Vittorio Amedeo II era magrissimo, mangiava poco ed era spesso vittima di malanni. Il dottor Teobaldo Pecchio inventò uno stratagemma per far mangiare il pupo: bastoncini di pane, friabili e gustosi.

Erano nati i grissini torinesi, e il Duca ne mangiò talmente tanti da crescere robusto e cocciuto, un “piemontese tosto”.

 Il grissino che salvò Torino e le altre invenzioni made in TO
Cioccolatini gianduiotti

Così tosto da ribellarsi ai francesi e cacciarli via dopo l’assedio di Torino del 1706, diventando il primo Re di Sardegna. Chissà se senza grissini la storia sarebbe stata la stessa.

Per il vermouth, decisamente “roba da grandi”, si deve invece aspettare il 1786.

Lo inventa Antonio Carpano in un’osteria di Augusta Taurinorum miscelando vino bianco e erbe officinali.

Pochi anni prima, i fratelli Cinzano avevano ricevuto il titolo di Maestri Distillatori dall’Università dei Confettieri e Aquavitari di Torino (si, c’era l’università del vino), diventando proprio nel 1786 fornitori della Real Casa di Savoia.

Sempre nel ramo alcolico, la Martini& Rossi nacque nel1863 a Pessione, vicino a Chieri:  oggi è stata comprata dalla Bacardi, multinazionale del rhum, ma la sede è ancora nel centro di Torino.

Infine, è torinese anche l’inventore dello spumante italiano conosciuto in tutto il mondo, Carlo Gancia. Gancia introdusse nel 1859 il metodo champenois nella lavorazione del moscato, semplificandolo per risparmiare tempo e denaro.

Con questi pregressi, vi stupisce scoprire che a Torino è stato inventato anche l’aperitivo?

I pasticceri invece hanno dato alla città e al mondo i marron glacé, i gianduiotti (prodotti nel 1865 dalla Caffarel mescolando pasta di nocciole e cacao – idea venuta ai due torinesissimi Gay e Prochet) e lo zabaglione, inventato dal frate francescano Pasquale Baylòn a metà del 1500.

Pare che lo stesso nome “Zabaglione” derivi dalla piemontesizzazione del nome di Baylòn, divenuto San Baylòn e quindi Sanbajon (pron: sambaiùn).

Per non parlare del mitico bicerin, che tutti conosciamo e apprezziamo.

Il grissino che salvò Torino e le altre invenzioni made in TO

Per smaltire questa marea di invenzioni mangerecce, un professore di ginnastica (Luigi Gigante) ha inventato nel 1986 l’hit ball, sport in cui due squadre di cinque giocatori ciascuna si affrontano, a campi divisi, cercando di far gol nella porta avversaria senza colpire la palla con i piedi.

Ma una città (poli)tecnica come Torino non può non aver dato il suo contributo anche alle materie scientifiche.

L’ingegner Galileo Ferraris – a cui è dedicato l’omonimo corso nel centro città –  scoprì nel 1885 il campo magnetico rotante, ed inventò in seguito il motore elettrico in corrente alternata. Mentre un gruppo di ricercatori del Politecnico di Torino è stato l’inventore dell’ MPEG, metodo di riproduzione digitale alla base di tutte le moderne tecniche audio e video.

In definitiva, se state sorseggiando un Martini, divorando dello zabaglione o ascoltando un Mp3, magari non siete a Torino.

Ma Torino è con voi, e in quel momento la state vivendo attraverso i frutti delle sue menti migliori.

Umberto Mangiardi

Aggiornato il 29/02/2024

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Alessandro Maldera

Giornalista, ha collaborato per molti anni con testate giornalistiche nazional e locali. Dal 2014 è il fondatore di mole24. Inoltre è docente di corsi di comunicazione web & marketing per enti e aziende